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Biodiversità e gestione sostenibile degli ecosistemi forestali


               no gravi (Ciancio, 2005). Pertanto, l’aumento della biodiversità, in eco-
               sistemi che da semplici diventano sempre più complessi, avvia un cir-
               colo virtuoso grazie al quale essi tendono alla stabilità ed alla funziona-
               lità ecologica in misura sempre maggiore ed in modo da richiedere in-
               terventi esterni sempre meno intensivi.
                  La conservazione della biodiversità non è, quindi, il mantenimento
               di una situazione, per quanto ottimale, di un particolare ecosistema o
               di un gruppo di ecosistemi, in una sorta di ibernazione, ma deve esse-
               re finalizzata ad assecondarne l’evoluzione nel tempo e nello spazio
               in risposta agli eventuali cambiamenti ambientali latu sensu che posso-
               no verificarsi.
                  Ciò che si osserva in un determinato istante in un ecosistema, anche
               sia esso evoluto, non è altro che un momento, un fotogramma, facente
               parte di un processo evolutivo in continuo mutamento, che rende cia-
               scun sistema naturale sempre diverso nel tempo e nello spazio. La ca-
               pacità di adattamento di ogni ecosistema a tutti i cambiamenti ambien-
               tali e, quindi, la possibilità di evolversi positivamente, sarà tanto più
               equilibrata quanto maggiore risulterà la sua biodiversità.
                  È compito dell’uomo, soprattutto negli ecosistemi fortemente an-
               tropizzati quali quelli presenti nelle nostre aree, individuare le prospet-
               tive verso le quali il sistema si muoverà, attraverso lo studio della dina-
               mica che il popolamento ha avuto nel tempo anche in risposta alle di-
               verse forme di governo e trattamento adottate, al fine di applicare le
               necessarie misure correttive.
                  L’analisi degli effetti determinati sull’ecosistema dall’applicazione, in
               due aree originariamente omogenee, di forme di governo e trattamento
               differenti (ad es. ceduo semplice e alto fusto a tagli successivi) può, certa-
               mente, offrire indicazioni rilevanti circa le scelte da adottare in ecosistemi
               antropizzati, in modo da salvaguardare sia la produttività del popolamen-
               to sia la conservazione, o meglio, l’incremento della biodiversità.
                  È evidente che l’analisi e la successiva sintesi degli interventi da
               adottare in un determinato ecosistema non potranno prescindere dallo
               studio spaziale dello stesso: maggiore sarà la sua dimensione (in termini
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               di spazio, di numero di specie e di numero di individui per specie),
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               maggiore sarà la sua capacità di resilienza. Recenti studi hanno dimo-
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