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Si fa ancora poco in Italia per arginare e prevenire i dissesti idrogeologici
Un comune su tre non svolge attività di manutenzione ordinaria dei
corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica e soltanto il 15% si è atti- FOCUS
vato con prime timide delocalizzazioni delle strutture dalle aree più a ri-
schio. Elementi questi che mettono in evidenza da un lato un’urbaniz-
zazione e una gestione del territorio che troppo spesso tiene poco con-
to del rischio idrogeologico, e dall’altro una carenza nella manutenzio-
ne di un territorio ancora fragile e un ritardo nel mettere mano agli er-
rori del passato. Il 70% dei comuni ha realizzato opere di messa in sicu-
rezza dei corsi d’acqua e dei versanti, interventi che però spesso, oggi
come ieri, dimostrano di accrescere la fragilità del territorio piuttosto
che risolverla e si trasformano in alibi per continuare ad edificare lungo
i fiumi, senza un serio studio delle conseguenze che ciò può comporta-
re più a valle.
A fronte di tanto ritardo nella prevenzione, nel fermare l’urbanizza-
zione delle aree a rischio e nel mettere mano seriamente agli errori del
passato, è indubbiamente migliorata negli ultimi anni la capacità di pre-
vedere l’arrivo di un’alluvione e di mettere in salvo la popolazione ad
evento in corso. In altre parole a tutti i livelli si è rafforzato il sistema di
protezione civile su cui l’Italia può contare, uno dei migliori al mondo.
L’essere capaci di intervenire in una situazione di oggettivo pericolo
imminente o di evento calamitoso è fondamentale per soccorrere la po-
polazione e salvare vite umane, ma è evidente come non può rappre-
sentare un pretesto per ritardare una buona e corretta gestione del ter-
ritorio.
Quattro comuni su cinque infatti si sono dotati di un piano da met-
tere in atto in caso di frana o alluvione, strumento fondamentale per la
sicurezza delle persone, sia al fine di organizzare tempestivamente eva-
cuazioni preventive in caso di piena che per garantire soccorsi alla po-
polazione immediati ed efficaci, anche se solo il 53% non lo ha aggior-
nato negli ultimi due anni. Si ha così in mano un’arma spesso spuntata
contro le alluvioni.
L’informazione alla popolazione su quali siano i rischi, sui compor- 6
tamenti individuali e collettivi da adottare in caso di calamità e sui con- n.
tenuti del piano comunale d’emergenza, e insieme la formazione di per- - II
sonale esperto rappresentano le attività principali che i comuni dovreb-
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