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Si fa ancora poco in Italia per arginare e prevenire i dissesti idrogeologici


            mato la pioggia, da sempre vissuta nella storia come elemento positivo
            della vita, in un nemico da cui difenderci? L’orografia dell’Italia e i mu-  FOCUS
            tamenti climatici rappresentano senza dubbio una prima risposta a
            queste domande. Fenomeni temporaleschi brevi ed intensi, che sono
            sempre più frequenti in questi ultimi anni, portano a enormi quantità
            di acqua sprigionate in piccole porzioni di territorio e in tempi brevi,
            delle vere e proprie “bombe d’acqua” che sempre più frequentemente
            investono l’Italia da Nord a Sud. Ma questo non può bastare a giustifi-
            care un così elevato livello di rischio, che dimostra di aggravarsi anno
            dopo anno.
               Una situazione grave che deriva soprattutto dal disboscamento sfre-
            nato dei versanti montani, contribuendo a renderli più instabili, e dalla
            pesante urbanizzazione che ha subito l’Italia negli ultimi 40 anni, in
            particolare lungo i corsi d’acqua, dai grandi fiumi sino ai piccoli torren-
            ti, ai fossi e alle fiumare. Un’occupazione sistematica di quelle aree dove
            da sempre le acque si espandevano in caso di piogge intense, spazi che
            oggi gli sono negati dalle arginature facendo scorrere con maggiore ve-
            locità sempre più acqua a valle, lasciando al fiume la scelta di dove sfo-
            garla con violenza, abbattendosi contro case, quartieri e impianti indu-
            striali. E’ proprio l’abusivismo, la mancata manutenzione dei corsi d’ac-
            qua, l’urbanizzazione irrazionale, la cementificazione e la rettificazione
            dei fiumi che hanno accresciuto esponenzialmente su gran parte del
            nostro territorio il rischio di frane e alluvioni. Una fragilità che oltre ai
            grandi fiumi riguarda oggi soprattutto  l’immenso reticolo di corsi d’ac-
            qua minori. Torrenti dove si sono compiuti spesso gli scempi più gravi,
            con intubazioni, discariche abusive, ponti sottostimati e case costruite
            sin dentro gli alvei. Un esempio per tutti l’ostello degli studenti
            dell’Università di Reggio Calabria, realizzato proprio in mezzo al letto
            di una fiumara che normalmente non vede scorrere acqua, ma che già
            storicamente ha dimostrato le sue capacità distruttive. Una pesante ere-
            dità di uno sciagurato passato, quindi, ma una pratica purtroppo ancora
            troppo spesso di moda. Se al Sud la continua aggressione al territorio si   6
            manifesta principalmente con l’abusivismo edilizio, al centro-nord si       n.
            continuano a portare avanti interventi di difesa idraulica che seguono      -  II
            filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci. Ancora si ve-
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