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L’affaire minerali: in Italia l’oro blu è quello con le bollicine


               geopolitica proprio quando il tema della disponibilità dell’acqua ha sol-

         FOCUS  levato una delle preoccupazioni forse più gravi sul futuro del nostro
               pianeta, rivelando per la prima volta all’umanità, non solo che l’acqua è
               una risorsa limitata, ma che ormai non è più solamente una risorsa, ma
               un prodotto. Da prodotto si comporta e come tale segue le ferree rego-
               le di domanda e offerta imposte dal mercato.
                  Un discorso che vale per tutti i tipi di acqua dolce; vale per i laghi e
               per i fiumi, vale per l’acqua di rete e per quella in bottiglia, questi sì veri
               e propri prodotti con scontrino e bolletta.
                  In Italia siamo particolarmente fortunati perché nonostante le gran-
               di difformità nell’erogazione degli acquedotti possiamo dire che l’acqua
               per ora non manca. Certo in molte regioni, per la cattiva gestione o am-
               ministrazione delle reti idriche, i numeri si abbassano di molto, ben al di
               sotto dei 249 litri pro capite al giorno, una media nazionale altissima
               che colloca l’Italia al vertice dei consumi europei. 1
                  «Noti a tutti sono i problemi ancora oggi presenti, e ben lontani dal-
               l’essere risolti, in Sicilia, in cui la rete acquedottistica - caratterizzata da
               dighe, impianti di potabilizzazione, dissalatori, condutture - non è in
               grado di erogare in maniera soddisfacente (quantità, qualità e continui-
               tà) l’acqua potabile. Il problema dell’approvvigionamento di acque di
               buona qualità riguarda comunque tutto il pianeta, anche se con notevo-
               li differenze imposte dalla geografia o dal contesto culturale». Questo il
               pensiero del fisico Giorgio Temporilli nel libro L’acqua che beviamo.Un
               pensiero supportato dall’osservazione che in Italia il “problema acqua”
               viene affrontato con un taglio particolare, comune peraltro a tutto il
               continente europeo, e simile a quello degli altri Paesi fortemente indu-
               strializzati, dove l’emergenza consumi è indubbiamente secondaria ri-
               spetto all’attenzione che si riserva alla qualità dell’acqua. Un dibattito
               tutto sommato recente che ha ridotto la vexata quaestio - consumiamo e
               sprechiamo più acqua di quella che abbiamo a disposizione - in una di
               caratura decisamente inferiore, considerando che, quando parliamo di
               acqua, ci riferiamo a un bene finito e non infinito.
                  La domanda rimodulata sui nuovi contenuti suona più o meno
               così: «passi che ne consumiamo molta, ma quella che beviamo è
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               proprio buona?».
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