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L’affaire minerali: in Italia l’oro blu è quello con le bollicine


                  Le bollicine poi, in molti casi, fanno la differenza.

         FOCUS    Ed ecco che l’acqua di rete si ritrova ancora ai blocchi di partenza
               quando tutte le minerali hanno già concluso la gara e si sono posiziona-
               te sul podio rappresentato dagli scaffali dei supermercati dove gli italia-
               ni le scelgono e le acquistano.
                  Una gara impari da tutti punti di vista, anche da quello più profondo,
               quello che sembrerebbe afferire a una sorta di dna condiviso, che porta
               ad identificare l’acqua minerale come l’acqua per eccellenza, quella
               buona, quella da bere, perché proviene da quelle fonti che fino a pochi
               anni fa erano meta di veri e propri pellegrinaggi con fiaschi e damigia-
               ne, per la scorta settimanale. Oggi questo non si fa più, se non per alcu-
               ne piccole fonti. Oggi l’acqua arriva direttamente imbottigliata sulla ta-
               vola, anzi si può addirittura scegliere acque di terroir differenti.
                  Un secondo elemento, che non aiuta l’acqua di rete, è che circa un
               secolo di tubazioni e condutture hanno reso più comoda la vita dome-
               stica, ma non hanno aiutato a trasformare sorella acqua nella dimensione
               alta e naturale cantata da Francesco. Questa rimane appannaggio esclu-
               sivo delle acque sorgive, quelle con nome e etichetta, perché nel sentire
               dei più l’acqua buona è quella che si beve alla fonte; la sua ricerca è tan-
               to importante quanto la sua scoperta, un atto ancestrale che si conclude
               con le mani congiunte a coppa per portare il liquido alle labbra. Un ge-
               sto antico che oggi molti sentono di fare - mutatis mutandis - stappando
               una bottiglia.


               L’acqua minerale in numeri
                  La gara tra acqua minerale e “acqua del sindaco”, è storia vecchia di
               circa 25 anni, o almeno i dati dei consumi di minerale iniziano a variare
               in modo significativo nel quinquennio 1980-85. Quando la produzione
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               passa da 2.350.000 a 3.400.000 litri all’anno e i consumi da 47 a 65 li-
               tri/anno pro capite.
                  Dal 1990 al 1999 la crescita non si arresta, anzi, si passa da 6.100.000
               a 9.750.000 litri. Segno più anche per i consumi interni che passano da
               110 a 160 litri/anno pro capite.
                  Il nuovo millennio si festeggia bevendo 9.680.000 litri di minerale
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               dei 10.360.000 prodotti.
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