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L’affaire minerali: in Italia l’oro blu è quello con le bollicine


            un solo, singolo elemento: il sodio. Nei casi più disgraziati affiancato e
            sostenuto da una corte di indesiderabili paria, i nitriti e i nitrati.   FOCUS
               Se un’acqua ha tanto sodio, non fa bene, se un’acqua ne ha poco è
            eccellente. A tanto siamo arrivati.
               Senza calcare la mano possiamo dire che ci troviamo di fronte a un
            tipico caso di “informazione incompleta”. Infatti, se è vero che massic-
            ce quantità di sodio assunte per lunghi periodi, possono generare iper-
            tensione arteriosa e/o problemi cerebrovascolari, e che le persone con
            la pressione alta dovrebbero seguire diete iposodiche, non è assoluta-
            mente detto che questo ha che fare con l’acqua. Anzi è risibile. Per il so-
            dio vale quello che vale per quasi tutto nella vita: la carenza e l’esubero
            sono dannosi, cum grano salis recitavano i nostri progenitori latini. Ma
            dobbiamo ricordare che il ruolo del sodio è fondamentale perché rego-
            la il passaggio dei fluidi dentro e fuori la cellula ed è attivo nei fenomeni
            legati alla trasmissione degli impulsi nervosi. Se pensiamo che una
            scheggia di pecorino contiene 600mg di sodio, o solo un etto di salame
            ne contiene 1000 mg, è ridicolo pensare di contenere una dieta così ric-
            ca di questo elemento con un bicchiere d’acqua che può contenerne da
            1 a 10 mg.


            Cenni sulla questione ambientale
               Se un invito alla prudenza può essere avanzato, questo non deve an-
            dare nella direzione della criminalizzazione del consumo dell’acqua mi-
            nerale tout court, ma deve puntare a ridurre e a punire gli eccessi.
               Parliamo delle pesanti ricadute sull’ambiente e sulla delicata geologia
            sotterranea dei bacini, che hanno alcune condotte aziendali sconsiderate.
               In molte parti del Paese i prelievi dalle falde mediante perforazioni
            (oltre 300 mila nel solo Lazio) superano abbondantemente le possibili-
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            tà di ricarica degli acquiferi, esponendoli al rischio di un quasi certo ina-
            ridimento, una sorta di desertificazione sotterranea. Per ora, all’inqui-
            namento superficiale di molti territori non corrisponde un’analoga alte-
            razione delle fasce profonde. Ma è una questione di tempo, e non solo       6
            per motivi ovvi o almeno facilmente intuibili, ma perché il processo sa-    n.
            rà facilitato e accelerato dall’azione idrodinamica dei pozzi. 7            -  II
               In alcuni casi il rischio è quello opposto, e cioè che grandi quantità di
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