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Alla ricerca delle radici mitologiche del Circeo


               Ed infatti Circe, impotente, spaventata e minacciata dall’Eroe, penetra-
            to nella sua dimora, giura solennemente che non avrebbe più tramato ai
            danni appunto di Ulisse. Ella diventa addirittura ospitale per poi, secondo
            il desiderio di Ulisse, trasformare di nuovo gli sventurati in uomini.
               L’eroe gode dell’ospitalità di Circe fino a quando, dopo oltre un an-
            no, le chiede di congedarsi; la notte che precede la partenza muore, pe-
            rò, Elpénore il quale ubriaco ed assonnato precipita da un tetto.
               Ulisse così, dopo gli ultimi regali e consigli di Circe, riprende il suo
            viaggio verso Itaca.
               Guardiamo ora più approfonditamente l’intera vicenda.
               La Maga ci viene presentata dal poeta mentre canta e tesse:


                             canterellava con leggiadra voce,
                             ed un’ampia tessea, lucida, fine,
                             meravigliosa immortal tela e quale
                             dalla man delle Dive uscir può solo
                                   Odissea L. X (285-288)


               Ella si mostra subito padrona del canto, ma soprattutto Signora del-
            la Tessitura (immortal tela).
               Il simbolo della “tela” è uno dei più caratteristici dell’antichità: infat-
            ti i fili tesi del telaio - l’ordito - rappresentano l’elemento immutabile, il
            divino; mentre i fili della trama che, per mezzo dell’andirivieni della
            spola, passano tra quelli dell’ordito, rappresentano l’elemento variabile
            e contingente, il divenire.
               Circe è colei che tesse “l’immortal tela”, è quindi una dea ed in pos-
            sesso di una precisa conoscenza. 1
               La tela è un simbolo arcaico e, come tutti i simboli, ci rivela una cer-
            ta concezione del cosmo: l’oggetto - la tela - e l’atto - il tessere - non
            hanno valore se considerati autonomi e “staccati”; essi acquistano un
            senso e diventano “reali” soltanto nella misura in cui partecipano a una
            realtà che li trascende.                                                    5
               Possiamo affermare che il mondo arcaico ignori le attività non sacre,    n.
            o meglio ancora, le attività profane vengono considerate - in un certo      -  II
            senso - non reali.
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