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Alla ricerca delle radici mitologiche del Circeo
Eèa ne parlano molti poeti e scrittori latini e greci del mondo antico:
Esiodo (VIII sec. a.C.), Eschilo che con chiara allusione al Circeo parla
di “gente tirrena famosa per i venefici”, Apollonio Rodio nelle
Argonautiche, Ovidio, Virgilio che tra gli altri dice:
ove Circe del Sol la ricca figlia
gode felice, e mai sempre cantando
soavemente al periglioso varco
de le sue selve i peregrini invita
Eneide, libro VII (15-18)
In relazione alla localizzazione dell’isola di Eèa, quasi sempre si fa ri-
ferimento ad una sede nel Lazio e precisamente al Circeo; anche Dante
è dello stesso avviso e fa dire ad Ulisse:
… quando
mi dipartì’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta, ...
Inferno, canto XXVI
Richiamiamo per sommi capi gli avvenimenti narrati da Omero.
Dopo essere scampato ad uno dei tanti pericoli, Ulisse approda con
i suoi compagni all’isola di Eèa, dove, sfinito, si riposa per alcuni giorni.
Dopodiché, due schiere di uomini, una comandata dallo stesso Ulisse,
l’altra da Eurìloco, si avviano all’interno dell’isola per perlustrare il ter-
ritorio e meglio orientarsi per il proseguimento del viaggio. La schiera
di Eurìloco si imbatte nella casa della maga Circe, la quale, circuìti gli
uomini grazie ad un filtro e ad una verga magica, li trasforma in porci:
tutti, tranne Eurìloco che sin dall’inizio aveva diffidato della Maga rima-
nendo fuori dall’abitazione.
Lo scampato porta così la terribile notizia ad Ulisse, che immediata-
mente si avvia in soccorso dei compagni.
Sulla strada che porta da Circe incontra il dio Mercurio il quale, oltre
a dargli preziosi consigli, lo rifornisce dell’erba “moli” contro la quale
Anno
II
nulla può il filtro della Maga.
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