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L’arte del piano


            nuovi modelli di pianificazione, richiede nuovi atti di pianificazione,
            procedure completamente diverse. È ovvio che la politica, quella più      FOCUS
            tradizionale, quella che cura il quotidiano, non è assolutamente prepa-
            rata, almeno nello Stato italiano, a gestire questo cambiamento».


            All’inizio abbiamo parlato del rapporto tra la politica e i percorsi
            di pianificazione; per chiudere in modo circolare questa nostra
            conversazione, vorrei ragionare su quali Istituzioni dobbiamo
            immaginare per governare le città che cambiano: quale deve es-
            sere il modello per affrontare le trasformazioni dello spazio, nel-
            l’era della competizione globale?
               «C’è un concetto di cui, in Italia, tutti parlano, ma di cui pochi cono-
            scono veramente il senso e il “potere politico di governo del territorio”
            che esso genera una volta applicato: è il concetto di sussidiarietà, che è
            legato prettamente alle scale politico-geografiche del governo del terri-
            torio, quindi proprio alla geopolitica dell’intervento istituzionale. Per
            capire, pensi ad una carta geografica: se noi guardiamo una carta
            dell’Europa, non vediamo le città se non come puntini; tanto meno ve-
            dremo mai i municipi, né gli ambiti provinciali. Quando scendiamo dal
            nostro satellite per cominciare a vedere, per esempio lo Stato, comin-
            ciamo a riconoscere le regioni, e a volte vediamo anche le province, e
            continuiamo a vedere le città come puntini identificati con un nome ac-
            canto. Il concetto di sussidiarietà serve proprio a questo: a vedere il ter-
            ritorio che c’è sotto le indicazioni geografiche. Più siamo ad una scala
            alta, su un satellite, su un aereo, e meno vediamo il territorio che c’è
            sotto. Sussidiarietà significa dare risposta alla domanda dei cittadini at-
            traverso, appunto, l’azione dell’istituzione più adatta a dare quella rispo-
            sta: se devo chiedere una concessione edilizia certamente non mi rivol-
            gerò né allo Stato, né all’Unione Europea, né alla Regione, ma chiederò
            al mio Comune e in molti casi - se fosse possibile - anche al mio
            Municipio. Questo significa che le istituzioni - che in Italia purtroppo
            sono moltissime, rispetto ad altri Paesi europei - hanno dei compiti ben     4
            precisi: lo Stato fa le politiche (tra l’altro con questo avvio del federali-  n.
            smo, farà delle politiche molto limitate), sarà autore esclusivo di politi-  -  II
            che sulla difesa, ma certamente non sulla pianificazione del territorio.
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