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Il rapporto dell’uomo con la natura nella concezione biblica e filosofica


            Il rapporto uomo-natura nella preistoria
               L’uomo della preistoria non ha il concetto del rapporto tra sé e la    FOCUS
            natura: egli si ciba dei frutti che trova nell’ambiente in cui vive e preci-
            samente vive di caccia. È elemento che si differenzia dalla natura anche
            se ne fa parte.
               Il rapporto uomo-natura è caratterizzato dalla inconsapevolezza;
            l’uomo non ha cognizione del rapporto tra sé e natura.
               Nel neolitico, l’uomo, da cacciatore si trasforma in coltivatore ed in
            allevatore; dalla condizione di nomade passa a quella di stazionario.
            Siamo intorno a 7.000 anni a.C. e l’uomo organizza le prime struttura-
            zioni sociali nelle regioni dove, unitamente alla caccia, poteva praticare
            soddisfacentemente l’agricoltura, che richiedeva favorevoli condizioni
            climatiche e pedologiche, nonché fertilità dei terreni.
               Non si trattava di scelta definitiva di luoghi di insediamento, ma
            comunque di una organizzazione sociale più o meno duratura sul terri-
            torio, fino a quando le risorse della zona (fertilità naturale del terreno,
            clima, ecc.) consentivano raccolti in agricoltura ed erba per la pastorizia.
               La scelta dell’insediamento e la permanenza dell’uomo erano condi-
            zionati dall’ambiente naturale. Il rapporto dell’uomo con la natura era
            di subalternità.
               Successivamente, l’uomo, nelle fasi progressive di evoluzione, ha
            scoperto strumenti e criteri per una migliore e più produttiva attività di
            coltivazione della terra e di allevamento del bestiame, creando in tal
            modo le condizioni di una residenzialità più stabile in un determinato
            ambiente.
               In tal modo il rapporto uomo-natura, pur restando condizionato
            sostanzialmente dal mondo naturale, vedeva l’uomo attenuare la subal-
            ternità con azioni dirette sull’ambiente per aumentarne la fertilità, la
            produttività. Comunque, l’uomo agricoltore vive dell’ambiente e nel-
            l’ambiente e man mano che si evolve acquista maggiore consapevolez-
            za del suo rapporto diretto con la natura, che sente ostile e temibile per
            la sua sopravvivenza.
               L’uomo vittima della natura.                                              .3
               Di fronte alle inafferrabili manifestazioni della natura (che compro-     oI-n
            mettono la sua sopravvivenza), l’uomo risolve gli interrogativi della sua    n
                                                                                         n
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