Page 95 - Silvae MAggio Agosto
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La perdita del bagaglio non significava sistematicamente essere annientati,
ma determinava serie ripercussioni non solo di natura sostanziale, per il
prosieguo dell’attività operativa, ma anche, assai insidiose, sulla sfera
psicologica, demotivando i soldati e riducendone la combattività e le
capacità di difesa. Per quanto concerne l’aspetto prettamente dietetico,
premesso che il legionario romano marciava in continuazione, portava
carichi individuali di circa 40 kg, affrontava battaglie e avversità climatiche
di ogni tipo, la sua alimentazione doveva essere quantitativamente e
qualitativamente adeguata allo sforzo prodotto; essa veniva originariamente
stabilita nel contratto d’arruolamento e comportava sostanziali differenze in
funzione della tipologia di impiego operativo (situazioni di battaglia, di
svernamento e di stanzialità). Il legionario compiva tradizionalmente tre
pasti, dei quali il più cospicuo era costituito dalla cena, durante la quale
venivano consumati zuppa di cereali, libum di farro, bucellatum , carne
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(prevalentemente di maiale, più facilmente conservabile, soprattutto nella
forma di “insaccato”, anche se la migliore era considerata quella di capretto
e/o d’agnello), pesce, uova, formaggi (per lo più affumicati ), sale (non solo
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mangiato tal quale con il pane, ma anche disciolto nel vino, al fine di
impedire la disidratazione durante le marce effettuate nelle ore più calde) e
bevande, tra cui la posca e il vino (sempre diluito con acqua tiepida o
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fredda, in modo da ridurne la gradazione alcolica, che all’epoca era piuttosto
elevata).
Tra i popoli barbarici che causarono la caduta dell’Impero romano
d’Occidente (476 d.C.), si ricordano gli Unni di Attila, popolo guerriero
nomade, originario della Siberia meridionale, la cui dieta era costituita quasi
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17 Focaccia di farro, realizzata mescolando la farina di farro con ricotta di pecora, miele, sale, foglie di
Alloro e olio.
18 Impasto di farina di grano duro, acqua e sale, equivalente alla galletta moderna; aveva il grande
vantaggio di poter essere consumato durante le marce, quando non vi erano i tempi tecnici per effettuare
soste.
19 Molto utilizzato il “pressato a mano di Columella”, formaggio di latte ovino, crudo o cotto, salato e
affumicato, pronto in soli 15 giorni.
20 Ricavata miscelando acqua e aceto di vino, costituiva una bevanda dissetante, leggermente acida e
dalle proprietà disinfettanti; per migliorarne il sapore, vi potevano essere aggiunti miele e spezie.
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