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Il bosco e la fauna


               querce e della macchia mediterranea ricca di acqua; è onnivoro nutren-
               dosi di ghiande, radici, castagne, uova di uccelli, rettili e piccoli rodito-
               ri. Vi sono state immissioni a scopo venatorio di cinghiali, anche ricor-
               rendo ad introdurre animali provenienti dall’Est europeo o soggetti
               allevati in cattività, con effetti preoccupanti sotto il profilo genetico,
               della concorrenza con altre specie, dello stato sanitario e dei danni cau-
               sati al bosco per sovraccarico; da qui la necessità e l’urgenza di control-
               larne l’ulteriore espansione qualitativa, quantitativa e territoriale.
                  Complessivamente, anche se non vi sono dati certi, si può verosimil-
               mente valutare una consistenza nei boschi italiani di 400-500mila unità
               di ungulati, quando nell’immediato dopoguerra v’erano solo pochi
               nuclei (Mattioli, 1996).

               La gestione faunistica
                  In questi ultimi anni, in concomitanza con l’aumento degli ungulati
               selvatici, alcuni significativi predatori stanno ricolonizzando ampi terri-
               tori dai quali erano scomparsi alla fine del secolo scorso per l’azione di
               caccia e per l’antropizzazione crescente del territorio boscato.
                  L’equilibrio biologico preda-
               predatore impone però anche
               al selvicoltore qualche partico-
               lare attenzione nella pianifica-
               zione degli interventi forestali,
               per far sì che il bosco possa for-
               nire ricovero ed alimento alla
               fauna senza subire danni di non
               ritorno. Non va dimenticato
               come i grossi mammiferi pre-
               datori, quali il lupo (Canis lupus)
               e l’orso bruno (Ursus arctos), e
               oggi anche la lince (Lynx lynx),
               hanno necessità di grandi
               “spazi vitali” di 3-4mila ettari.
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          n
          n
               L’orso bruno, anche se preva-           L’orso bruno ha necessità di grandi
               lentemente è erbivoro, nella         spazi vitali di 3-4mila ettari (foto C.F.S.)
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