Page 71 - SilvaeAnnoI_N2.qxp
P. 71

Il bosco e la fauna


               rinnovazione naturale, riducendo le varietà strutturali e floristiche par-
               ticolarmente incidenti nei popolamenti disetanei e nelle nicchie ecolo-
               giche.
                  Sono da evitare in parallelo interventi selvicolturali poco accorti ed
               incidenti negativamente nei confronti delle popolazioni animali. Un
               esempio di errata gestione forestale sulla fauna è quello riportato da
               Apollonio (1996) relativamente all’impatto sulle popolazioni di un
               Tetraonide, il gallo cedrone (Tetrao urogallus). In tal caso tagliando e fra-
               zionando la foresta matura di conifere del 69%, si sono osservate egua-
               li riduzioni percentuali dei maschi. E per complessi boscati al di sotto
               dei 100 ettari si incide negativamente anche sulle capacità riproduttive
               di tale specie, dotata di particolari comportamenti che vanno ben cono-
               sciuti prima di procedere ad interventi selvicolturali.
                  La legge 157 dell’11 febbraio 1992, “Norme per la protezione della
               fauna selvatica e per il prelievo venatorio”, individua precise misure per
               intervenire positivamente sugli habitat, onde favorire le popolazioni
               animali. Si tratta cioè di intervenire sulla gestione del territorio con
               interventi di ripristino ambientale e di tecniche selvicolturali per defini-
               re la capacità portante, o carrying capacity, di un territorio.
                  È da tener presente che nel periodo invernale il manto nevoso può
               ridurre di molto l’utilizzazione dei terreni, in relazione al suo spessore
               ed alla sua durata. Tale dato è importante al fine della valutazione della
               “capacità alimentare specifica disponibile”. Per il cervo, la copertura
               nevosa critica si ha quando la neve supera i 40 cm e persiste per oltre
               un mese.
                  È da valutare la “qualità dell’habitat” come l’idoneità di un’area ad
               ospitare una popolazione riproduttrice di una data specie o gruppo di
               specie (Meriggi et al., 1991). Tale importante parametro può essere, tra
               gli altri, definito dal confronto tra l’utilizzo dell’habitat e la disponibili-
               tà della stessa risorsa. È questo l’“Indice di Preferenza” di una popola-
               zione nei confronti di un territorio, utile da definire per la predisposi-
               zione dei piani faunistico-venatori. Infatti può accadere che popolazio-
               ni di ungulati selvatici, pur potendo disporre di ampi territori, si con-
          A
          n
          n
               centrino in preferenza in alcune aree e ciò non è sempre dipendente da
               specifiche condizioni fisiche o dalla presenza di pabulum particolarmen-
          oI-n
          .2
          74 SILVÆ
   66   67   68   69   70   71   72   73   74   75   76