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Il bosco e la fauna
Gli ungulati selvatici incidono più significativamente e marcatamen-
te nei rapporti di gestione della foresta.
Il capriolo (Capreolus capreolus) ha trovato potenzialità di espansione
soprattutto nelle zone dell’Appennino toscano, nei boschi della
Maremma ed in alcuni settori delle Alpi centro-occidentali. Nella
Tenuta di Castelporziano v’è uno dei più importanti nuclei autoctoni.
Situazioni di precarietà si riscontrano invece nei nuclei relitti del
Gargano e dei Monti di Orsomarso (Apollonio e Trocchi, 1988; Perco,
1985). Il capriolo predilige i boschi di latifoglie, specialmente quelli a
foglia caduca, ricchi di specie arbustive. I boschi di cerro, per la loro
abbondante varietà floristica del sottobosco, risultano particolarmente
ospitali per il capriolo (Casanova e Capaccioli, 1989) anche se la sua
dieta alimentare varia in relazione della variabilità dei diversi habitat
(Szmidt, 1975) ed essendo un selettore concentrato necessita di alimen-
ti ad elevata digeribilità, prediligendo piante ad elevato contenuto pro-
teico e povere di lignina.
Il cervo (Cervus elaphus) è presente sulle Alpi centro-orientali, in alcu-
ne zone del Piemonte e nella Val di Susa (Quaglino e Motta, 1988). È
stato reintrodotto nella Foresta demaniale di Paneveggio. Nel Parco
regionale della Mandria si registrano fenomeni di sovrappopolazione
con problemi e danni al cotico erboso ed alla foresta. È presente in cir-
coscritti areali demaniali dell’Appennino centrale, a seguito di reintro-
duzioni e nel Parco nazionale d’Abruzzo. In Sardegna esiste una popo-
lazione di una varietà autoctona (Cervus elaphus corsicanus).
È importante che le popolazioni presenti nell’Appennino centrale
possano più strettamente congiungersi, attraverso opportune reintro-
duzioni, nelle zone boscate umbro-marchigiane (Spagnesi e Toso,
1991). Il cervo ha un regime alimentare intermedio; predilige i boschi
di latifoglie e quelli misti di conifere, aperti, ben strutturati, con ampie
radure; nei periodi di scarsità alimentare, soprattutto invernale, utilizza
la corteccia degli alberi provocando sovente danni non indifferenti.
Il daino (Dama dama) non è specie autoctona, essendo stato intro-
dotto in epoche diverse. In Sardegna si estinse nel 1960, per cui l’attua-
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le presenza è dovuta a reintroduzioni (Perco, 1975). Sta colonizzando
vaste aree boscate appenniniche dell’Italia centrale, irradiandosi da pro-
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