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Il bosco e la fauna


               importanza ai fini della conservazione ecosistemica. Da qui l’esigenza
               di una selvicoltura globale, non settorializzata, né parcellizzata.
                  Oltre al legno, alla sicurezza ambientale, ai valori turistico-ricreativi,
               il bosco ha ed offre un valore faunistico. Tali diversi aspetti e funzioni
               assumono valenza economica specifica - più o meno preminente - a
               seconda del contesto fisico ed economico-sociale in cui la foresta è
               posizionata. La pianificazione forestale e quella faunistica appaiono
               strumenti quanto mai utili e necessari per governare, con lungimiranza,
               i territori boscati; le tecniche selvicolturali servono a definire nel con-
               creto l’assetto gestionale.
                  Di fronte ai problemi esposti, conclusioni assolute e definitive non
               paiono possibili; si tratta però di evitare che l’Homo faber possa procu-
               rare, nel suo progredire, danni ambientali di non ritorno. Occorre cioè
               operare con le tecniche della scienza proiettata nel tempo e le piante
               forestali hanno cicli vitali dell’ordine di 300-400 anni, per limitare l’im-
               patto antropico sulle risorse ambientali, perché la rinnovabilità e la per-
               petuità delle stesse non è infinita, ma condizionata al come ed al quan-
               to l’uomo preleva dall’ambiente e nel caso specifico dalle foreste. I vec-
               chi assestatori insegnavano che era buona regola non intaccare la prov-
               vigione, ossia il capitale legnoso, ma prelevarne solo l’interesse, corri-
               spondente al valore incrementale. Il concetto, pur nelle nuove defini-
               zioni e nelle più articolate e complessive rivisitazioni sistemiche, può
               dirsi tuttora valido.
                  Oltre certi ben definiti limiti, variabili da zona a zona, da bosco a
               bosco, non si può procedere, o, procedendo, si deve esser consci della
               irreversibilità del danno prodotto.
                  Sarebbe forse bello vivere in un immenso parco naturale o in una
               sterminata riserva integrale, ma questo è utopistico ed irreale.
                  L’uomo è parte integrante del sistema Terra, è il predatore più vora-
               ce e distruttivo, ma anche quello capace di creare, inventare, produrre.
                  Il problema è dunque il corretto uso delle risorse, dove la misura della
               correttezza, determinata pur sempre dall’uomo, in funzione dei bisogni
               e delle necessità, trova il più delle volte profonde diversificazioni.
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                  I principi della selvicoltura naturalistica in una visione sistemica pos-
               sono guidare il selvicoltore ad un approccio estremamente corretto; ma
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