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Le attività del Corpo forestale dello Stato per la difesa del territorio


            acquisterà terreni e boschi, accrescendo il demanio di migliaia di
            ettari, intraprendendo fondamentali opere di miglioramento:
            gradonate, rimboschimenti, sistemazioni montane, viabilità ed
            opere accessorie. Un processo che ha conosciuto una prima bat-
            tuta d’arresto a causa del primo conflitto mondiale. Nel periodo
            che va dal 1915 al 1918 i boschi italiani subirono nuovi depau-
            peramenti sia per i tagli indispensabili per le necessità belliche,
            sia per i danni diretti provocati nelle zone di guerra, specie in
            Veneto e Trentino Alto Adige. Ma al termine del conflitto l’Italia
            si arricchì di nuovi boschi di grande pregio che furono oggetto
            di interventi per riparare i danni e per accrescere ulteriormente
            il patrimonio.

            I rimboschimenti con conifere


            A partire dall’inizio del ‘900, quindi, prese piede una politica di
            riforestazione dettata da particolari leggi e contributi che costi-
            tuirà anche un’importante base per la sperimentazione e lo
            svilppo della selvicoltura.
            Dall’Unità d’Italia fino agli anni Cinquanta del secolo scorso,
            con le Leggi Maiorana-Caltabiano, Luzzatti e Serpieri,  gli
            impianti vennero realizzati principalmente con scopi protetti-
            vi, per ristabilire i processi omeostatici danneggiati negli ecosi-
            stemi montani. Solo la vegetazione forestale, infatti, con i propri
            apparati radicali è in grado di proteggere il suolo dalla forte ero-
            sione e attenuare la velocità delle acque di ruscellamento super-
            ficiale. Tali emergenze erano poi accentuate in quelle zone mar-
            ginali, con scarsa fertilità e pendenze sfavorevoli del terreno.
            Furono, quindi, utilizzate specie capaci di sfruttare al meglio le
            scarse risorse disponibili, di ricoprire rapidamente il suolo e, in
            secondo luogo, produrre legname.
            Per tale motivo fu fatto largo impiego delle conifere, e, in parti-
            colare, quale specie colonizzatrice maggiormente utilizzata, il
            Pinus nigra ssp. Austriaca, italica e calabrica, soprattutto nelle
            zone appenniniche. A titolo di esempio si possono citare i rim-
            boschimenti realizzati in Abruzzo. In questa regione, la cui
            superficie forestale è pari a 391.492 ettari, oltre 15.000 ettari sono
            ricoperti da fustaie a dominanza di conifere (dati IFNC 2009) dei


                                                             SILVÆ - Anno VI n. 14 - 13
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