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Un nuovo concetto di ruralità


                  il nostro ambiente in modo irreparabile. Di esempi ne abbiamo a
                  iosa: basti pensare, in anni recenti, all’introduzione della coltura
                  della soia in alcune zone nelle Langhe, che ha modificato la
                  distesa colorata che si apprezza dai tanti belvedere. Un inter-
                  vento dell’uomo, dettato dall’opportunità di incassare ingenti
                  sussidi in virtù delle politiche agricole comunitarie, ha inciso in
                  un lasso di tempo strettissimo e in modo consistente sulla tipi-
                  cità cromatica di un paesaggio, e lo ha stravolto.
                  Va da sé che certe operazioni non andrebbero fatte con leggerez-
                  za, sono importanti per l’equilibrio di un territorio, e questi sono
                  solo alcuni dei motivi per cui Slow Food, da sempre, insieme alla
                  salvaguardia dei prodotti, insiste sulla salvaguardia dell’agricol-
                  tura tradizionale, credendo fortemente che sia la risposta più
                  moderna alle problematiche economiche, sociali e ambientali
                  delle zone rurali, nonché la via per una qualità alimentare diffu-
                  sa e accessibile a tutti.
                  Le scelte di produttivismo massificato assistito, di coltivazione
                  intensiva, basate su interventi non programmatici e opportuni-
                  sti, senza una previsione degli effetti nel medio-lungo periodo,
                  hanno determinato sconquassi, non solo dal punto di vista pae-
                  saggistico. Gli scandali alimentari, l’estinzione - letteralmente
                  sotto i nostri occhi - di specie animali e vegetali, la scomparsa
                  progressiva di piccole produzioni di qualità sono soltanto le cose
                  più evidenti. Sotto c’è il depauperamento di luoghi straordinari,
                  un’erosione continua.
                  Una delle strategie di Slow Food, per quanto gli attiene, è stata
                  quella di creare i Presìdi, forme concrete di salvaguardia di pic-
                  cole produzioni storiche che stavano scomparendo. Si è iniziato
                  da un elenco, i prodotti dell’Arca, simbolicamente caricati su un
                  vascello per salvarli dal diluvio che li stava travolgendo. In
                  seguito, attraverso le più diversificate forme di sostegno, si è
                  passati all’azione concreta e i risultati sono stati sorprendenti:
                  microeconomie rivitalizzate, prodotti antichi che riacquistano
                  nuova notorietà e nuovi estimatori, intere zone rurali che rina-
                  scono. Si può dire che ogni Presidio Slow Food è anche un pre-
                  sidio del territorio. Per tornare all’esempio del basso Piemonte,
                  nelle zone storicamente non vocate alla coltivazione della vite si
                  stava rischiando non soltanto di perdere prodotti eccezionali, ma



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