Page 81 - 5-8 GALAN I bozza:orientamento I bozza
P. 81
Piccola, grande Italia
pevolezza che benessere e Pil si sono disaccoppiati e che non è
più possibile leggere il secondo come indicatore del primo. La
qualità dei luoghi non si traduce immediatamente in ricchezza,
ma, ciò nonostante, rimane un fattore attrattivo fondamentale,
che produce stabilità e coesione, e quindi apre le porte al futuro
(non molto di diverso da quanto sostenuto dal sociologo statu-
nitense Florida quando teorizza le tre T come fattore di sviluppo
di un territorio nell’era della globalizzazione: talento, tecnologia,
tolleranza). Perché le comunità siano capaci di affrontare la
nuova relazione tra locale e globale serve una nuova e più soli-
da qualità culturale dei territori.
Una conferma ci viene in campo ambientale dall’emergenza glo-
bale per antonomasia: la lotta ai cambiamenti climatici. Per pro-
muovere politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti
climatici, serve certamente un accordo globale vincolante, ma al
contempo senza politiche concrete sul territorio, che sostengano e
sollecitino nuove produzioni e nuovi stili di vita, gli stessi accordi
internazionali sarebbero senza gambe. Queste politiche locali
hanno bisogno di consapevolezza e disponibilità a cambiare da
parte delle singole persone: è un problema culturale. Anzi, possia-
mo anche dire che ci sono ambiti per cui le politiche e le trasfor-
mazioni locali possono comunque produrre cambiamenti signifi-
cativi anche in assenza di accordi internazionali. Basti pensare a
questo proposito al Patto dei Sindaci europeo o a politiche fiscali
che spostino il prelievo fiscale dal lavoro e dall’impresa al consu-
mo delle risorse, liberando gli enti locali dal ricatto degli oneri di
urbanizzazione, trovando invece meccanismi premiali per il con-
tributo che le amministrazioni danno alla riduzione delle emissio-
ni di CO con l’assunzione di misure di loro competenza (dai rego-
2
lamenti edilizi all’organizzazione della mobilità). Questo darebbe
un grande impulso alla diffusione di un modello energetico basa-
to sulla generazione distribuita e sull’uso delle fonti rinnovabili,
che vuol dire ancora una volta gestione del suolo, delle risorse
locali (basti pensare alla filiera corta per le biomasse), dei beni pub-
blici, con l’effetto che le comunità si approprierebbero contestual-
mente delle nuove tecnologie. Ma lo stesso vale per l’edilizia, che
è oggi di fronte ad un bivio davvero interessante, da un lato pro-
seguire nel modello anni Cinquanta, bassa qualità e alto consumo
84 - SILVÆ - Anno VI n. 13