Page 82 - 5-8 GALAN I bozza:orientamento I bozza
P. 82

Piccola, grande Italia


            di suolo, oppure accettare la sfida tecnologica e professionale della
            qualità energetica del nuovo, della riqualificazione e della manu-
            tenzione dell’esistente. Non è un caso che su questo fronte di inno-
            vazione e modernità in Italia sono proprio i piccoli comuni a occu-
            pare i primi posti delle classifiche nelle energie rinnovabili e nel
            trattamento dei rifiuti.
            Un altro esempio è dato dal costante riprodursi in diverse aree
            del paese del rischio idrogeologico. Rischio “naturale” per il
            nostro Paese, vista la sua fragilità geologica, aggravato dal deva-
            stante consumo di suolo, sempre più cementificato, e dalla dif-
            fusione di abitazioni, quartieri, impianti industriali costruiti in
            aree golenali e di esondazione dei fiumi (più del 70% dei comu-
            ni riconosciuti come aree a rischio, presenta fenomeni di questo
            tipo). E la natura, come dimostra la tragedia di Giampilieri del-
            l’autunno 2009, mantiene buona memoria dei suoi percorsi sto-
            rici e quando serve se li riprende, anche con la violenza. L’im-
            permeabilizzazione di aree sempre più vaste, che modifica il
            deflusso in superficie delle acque, rende l’ecosistema naturale
            più rigido, che, come ogni scolaretto sa, è anche un ecosistema
            più fragile, perché meno capace di differenziare e articolare le
            risposte ai fenomeni naturali che lo investono. Così perdiamo
            bellezza ed insieme accresciamo le situazioni di rischio per le
            persone, riducendo la capacità naturale degli ecosistemi di adat-
            tarsi all’evoluzione dei contesti. Producendo, per altro, la perni-
            ciosa illusione tecnocratica che le società umane possano essere
            indifferenti alla loro base naturale. Invece la difesa del suolo è
            fatta di previsione e prevenzione, ovvero di persone che presi-
            diano il territorio (una volta, prima della fuga dei campi, era il
            ruolo degli agricoltori di collina) e di tecnologie in grado di
            monitorarlo, insieme a nuove politiche che non hanno bisogno
            di emergenza e straordinarietà, ma della saggia gestione ordina-
            ria delle aree a rischio e del territorio nel suo complesso. Anche
            questa è una sfida che vede i piccoli comuni tra i soggetti più
            esposti e più utili, perché garantire le condizioni di vivibilità nei
            territori diversi dalle grandi conurbazioni vuol dire salvaguar-
            dare l’equilibrio territoriale, accrescere la sicurezza idrogeologi-
            ca, valorizzare il paesaggio e la biodiversità, naturale e cultura-
            le. Un discorso che vale anche per l’agricoltura che proprio nei


                                                             SILVÆ - Anno VI n. 13 - 85
   77   78   79   80   81   82   83   84   85   86   87