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Filiera agroalimentare: sicurezza e difesa dei prodotti nazionali


                  avuto le proprie storie sull’argomento che camminavano e, cam-
                  minano tuttora, di pari passo con gli eventi che hanno delineato
                  il corso della storia.
                     Nel 350 a.C. Teofrasto denunciava l’uso, negli alimenti, di aromi
                  artificiali per mero guadagno e, alcuni secoli dopo, Gaio Plinio
                  Secondo detto Plinio il Vecchio, nel 50 d.C. descrisse l’adulterazio-
                  ne del pane con calcare, residui vegetali e mangimi seguito, nel 200
                  d.C., da Galeno di Pergamo, detto Galeno, che allarmò circa l’adul-
                  terazione di alcuni prodotti, quali il pepe. Con l’avanzare delle
                  società e delle tecnologie si affinavano, quindi, anche i metodi per
                  trarre illecito guadagno dal depauperamento dei cibi, a tal punto da
                  richiedere interventi istituzionali per difendere i Consumatori: nel
                  1202, Re Giovanni d’Inghilterra, più conosciuto come Giovanni
                  Senzaterra, non solo proibì ai suoi sudditi l’adulterazione del pane
                  con ingredienti come piselli e fagioli, ma fissò il prezzo del pane in
                  armonia con quello del grano.
                     L’avidità, comunque, non ebbe, e non avrà mai, freno. Pochi
                  anni dopo, nel 1266, Re Enrico III d’Inghilterra, sostituì questa
                  legge con l’“Assisa panis et cervisiae” (accisa del pane e della
                  birra) con la quale regolò il prezzo, il peso e la qualità del pane e
                  della birra prodotte nel regno imponendo ai fornai il profitto
                  netto al 13%. Ciò non impedì alla categoria di guadagnare di più,
                  corrompendo le Autorità «per poter cuocere a loro piacere pani defi-
                                                                                 2
                  cienti di peso, più leggeri di un terzo o di un quarto del normale» , ed
                  alla corporazione dei fornai e dei panettieri londinesi di ottene-
                  re ritocchi alle spettanze dei panificatori calcolando «non solo i
                  costi di legna, candele, uomini a giornata e apprendisti, sale, lievito e il
                  costo del mugnaio, ma anche i costi del panettiere, di un gatto e anche
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                  di una moglie» .
                     Con il passare degli anni, grazie alla conquista di nuovi terri-
                  tori, alla conseguente scoperta di nuove rotte commerciali che
                  portarono all’avvento import-export, alle nuove scoperte scien-
                  tifiche ed agli sviluppi tecnologici, l’astuzia nell’escogitare tecni-
                  che sempre più nuove e sofisticate per trarre illecito profitto dal-
                  l’impero alimentare crebbe con la società.

                  2  H. E. Jacob, I seimila anni del pane. Storia sacra e storia profana, trad. it. di O. Rizzini, Ed. Gar-
                    zanti, Milano 1951, pag. 182.
                  3  T. Scully, L’arte della cucina nel Medioevo. Storia, ricette e personaggi dell’epoca favolosa della tavo-
                    la, trad. it. di I. Gozzini Giacosa, Ed. Piemme,Torino 1997, pag. 42.

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