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Il concetto di sostenibilità applicato all’urbanistica


             tieri parzialmente autonomi, aventi la piazza come punto focale e
             una serie di attività autonome, nei quali ci si muova essenzial-
             mente a piedi. I vari quartieri dovrebbero essere quindi uniti fra
             loro e alla city da una linea di comunicazione percorsa da tra-
             sporto pubblico, preferibilmente su rotaia. In concreto l’abitante di
             ciascun quartiere, per muoversi dal suo luogo di residenza e di
             interessi basilari dovrà percorrere, a piedi, dovunque si trovi, un
             breve tratto, che lo condurrà alla fermata del mezzo pubblico.
             Soluzione che, come sottolinea Calthorpe, è ben adatta alla
             nostra realtà, che parte dal vantaggio di avere una struttura sto-
             rica fondata su aree abitative nelle quali assieme alle residenze si
             trovano negozi, cinema, punti d’incontro. In altri termini il quar-
             tiere da noi esiste, non occorre crearlo: si tratta di rivitalizzarlo e
             di creare i collegamenti attualmente carenti, ossia una sorta di
             linea di comunicazione che corra al fianco dei vari agglomerati
             sì da risultare facilmente raggiungibile dai pedoni, che solo in
             una seconda fase del loro spostamento usano mezzi di locomo-
             zione.
             L’uso dell’automobile negli Stati Uniti è di gran lunga superiore
             rispetto a quello che se ne fa in Europa e specificamente in Italia,
             per cui ecco un altro elemento di vantaggio per il vecchio conti-
             nente nella corsa alla pedonalizzazione. Per quanto poi concerne
             l’acquisto di automobili e lo scopo di limitarne il più possibile
             l’uso, non coglie alcuna contraddizione. Il fatto che si possegga
             un’auto non significa che la si debba utilizzare, o meglio non
             trova contraddizione nel fatto che la si usi in maniera parca,
             ossia nei casi di assoluta necessità.
             L’approvazione unanime del consesso ha trovato sola ma forte
             opposizione nella realtà, ossia in una carenza di progettualità,
             ovvero di quella visione globale indicata come punto di parten-
             za per definire la città che vogliamo, funzionale ai suoi abitanti
             e non prodotto di interventi singoli, anarchicamente realizzati
             sulla base dell’immediato profitto economico, oltre che su visio-
             ni parziali dei singoli operatori. È fondamentale operare sulla
             struttura delle città per poi risolvere man mano i problemi di
             carattere politico che si presentano.
             Con il senso pratico personale oltre che della sua cultura, mi fa
             notare che non esistono problemi straordinari e non risolvibili,


                                                            SILVÆ - Anno VI n. 13 - 207
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