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La questione è tutt’ora aperta. Il CFS ha dimostrato nei fatti di saper
            gestire al meglio tali  beni e, al di là del trasferimento della proprietà,
            dovrebbe essere  preminente la volontà collaborativa e non “espropriati-
            va” tra istituzioni.
               I CTA, che già operano alle dipendenze funzionali dell’Ente Parco,
            possono essere strumento attuativo di una continuità gestionale, assecon-
            dando gli strumenti programmatici dell’Ente Parco.
               Conseguentemente si avrebbe l’identificazione tra i CTA e gran parte
            degli UTB ed il Corpo forestale dello Stato non sarebbe privato della
            gestione di quelle aree protette che sono sempre state un punto di forza e
            di distinzione.
               Tra le Riserve dello Stato vi è la foresta di Vallombrosa,  palestra e
            simbolo di tutto il mondo forestale italiano.
               È qui, su questi 1450 ettari di foresta che i maestri della nostra selvi-
            coltura si sono cimentati, tanto che i diversi piani di gestione o di asse-
            stamento portano i loro nomi: Giacomelli, Perona, Di Tella, Pavari,
            Ciancio. L’ultimo piano è recentissimo e porta la firma autorevole del
            Presidente l’Accademia Italiana di Scienze Forestali.
               La scuola forestale d’impostazione germanica vedeva nella funzione
            produttiva il principio basilare, per cui un bosco assestato era quello che
            poteva e doveva garantire il massimo utile medio costante negli anni ed in
            questa situazione avrebbe garantito anche il massimo di servigi sociali,
            come diceva il Patrone.
               Nei boschi gestiti dal CFS si è ribaltata decisamente tale impostazioni
            dottrinale per affermare che la produzione legnosa può garantirsi anche
            come conseguenza del primato delle altre funzioni immateriali, da rite-
            nersi preminenti: ne sono buoni testimoni i vari piani di assestamento
            succedutisi nel tempo.
               Non è un caso che nello stemma del CFS, sotto l’aquila ad ali spiega-
            te, ci siano due martelli forestali incrociati.
               Sono il simbolo, il sigillo che l’Autorità forestale imprime come atto
            diretto alla migliore gestione dei boschi pubblici.
               C’è grande bisogno di boschi correttamente curati per far fronte a
            quelle funzioni sociali o esternalità positive, che solo i boschi possono
            assicurare.
               Sono funzioni ben conosciute che puntualmente, con cadenza ormai
            periodica e ricorrente, tornano d’attualità, allorquando le cronache rac-
            contano di frane, alluvioni, forti e diffusi dissesti, disastrosi incendi.
               Il bosco è produttore di benefici diretti (legno, frutti, sottobosco, ecc.)
            ed indiretti (paesaggio, aria pulita, ambiente). I primi sono ritraibili
            periodicamente e sono monetizzabili valutando la massa legnosa dei

                                                           SILVÆ - Supplemento al n. 12 - 7
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