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Introduzione




            LA TUTELA DEI BOSCHI
            PER CONSERVARE LA BIODIVERSITÀ



               Siamo al centenario della legge Luzzatti, con la quale viene istituita nel
            1910 l’Azienda speciale del Demanio Forestale, “per provvedere  median-
            te l’ampliamento della proprietà boschiva dello Stato, alla formazione di
            riserve di legname per i bisogni del Paese, e per dare un razionale gover-
            no di essa, norma ed esempio ai selvicoltori nazionali”.
               Sarà poi il Serpieri a definirne ancor più compiti e funzioni: con la
            legge del vincolo idrogeologico del 1923 e con la successiva legge del 1933,
            si avvia un determinante ampliamento delle foreste demaniali, tanto che
            in pochi anni con acquisti ed espropri, la estensione sarà triplicata per
            superare i 200.000 ettari. Da allora le foreste dello Stato assumono la
            caratteristica di beni demaniali inalienabili ed indisponibili.
               Nel dopoguerra l’ASFD si amplierà ulteriormente, potendo utilizzare
            i finanziamenti della Legge della montagna del 1952 e poi quella del 2°
            Piano Verde del 1966, raggiungendo la sua massima estensione di oltre
            418.000 ettari.
               Tra il 1972 e il 1977 gran parte di questo patrimonio sarà trasferito
            alle Regioni.
               Con il DPR 616 del 1977 l’ASFD viene soppressa, mentre continua
            una gestione residuale su una proprietà non superiore all’1% di quella
            complessiva, da destinare a scopi scientifici, sperimentali e didattici di
            interesse nazionale. Così oltre 70.000 ettari diventano Riserve Naturali
            dello Stato; nel 2001, su alcune strutture dell’ex ASFD nascono i Centri
            nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale di:
            Bosco Fontana, Fogliano, Peri e Pieve S. Stefano.
               Il CFS si impegna al massimo nella gestione di questi beni e sono mol-
            teplici i riconoscimenti internazionali per gli elevati livelli qualitativi rag-
            giunti.
               Infatti:
            • 68 aree sono ricomprese nella rete europea delle riserve biogenetiche
               istituite dal Consiglio d’Europa;
            • 105 aree sono ricomprese nella rete Natura 2000;
            • 3 aree (Circeo, Monte di Mezzo e Collemeluccio) godono del riconosci-
               mento dell’UNESCO;

                                                           SILVÆ - Supplemento al n. 12 - 5
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