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Diversamente nel volgere di non molti anni, si va all’involuzione, alla
            regressione e distruzione della foresta.
               La gestione sostenibile del bosco è quella che considera una moltepli-
            cità di aspetti biologici ed ecologici, paesaggistici, economici, culturali,
            storici, sociali, in quanto la selvicoltura deve tenere conto della funzio-
            nalità biologica e delle perpetuità del bosco.
               Conseguentemente l’uso del bosco ed i relativi trattamenti selvicoltu-
            rali sono direttamente correlati ai metodi ed algoritmi colturali, che pun-
            tano in primis alla funzionalità biologica.
               Dunque la gestione del bosco è sostenibile quando gli obiettivi mirano
            al mantenimento in equilibrio del complesso boscato con gli altri sistemi,
            alla conservazione della biodiversità, in modo tale che il prelievo legnoso
            non sia superiore alla velocità di rigenerazione e non incida negativa-
            mente sul sistema nel suo complesso.
               Il sistema forestale è, però, apparentemente debole, perché incide con
            meno dell’1% sulla produzione lorda vendibile agricola; ma lo stesso ha
            un ruolo di rilievo, anche economico, se si conteggiano con più valori
            monetari tutte le esternalità ed i servizi sociali che il bosco è in grado di
            fornire in termini di difesa del territorio, di acqua ed aria pulita, di pae-
            saggio e di interesse turistico, naturalistico ed ambientale.
               Il Corpo Forestale dello Stato ha censito le foreste una prima volta nel
            1985 e poi nel 2005.
               Oggi di fronte ai problemi connessi ai cambiamenti climatici si può
            agevolmente sostenere che la copertura forestale è il miglior e più sicuro
            antidoto al riscaldamento del pianeta.
               Il Protocollo di Kyoto, ratificato dall’Italia con la Legge 120 del 2002,
            prevede la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, agendo sia
            sulle fonti d’emissione che implementando la capacità fissativa  di carbo-
            nio da parte degli ecosistemi verdi; ed è ammesso detrarre la quantità di
            carbonio assorbita, previa certificazione mediante uno speciale registro.
            È ciò che ha realizzato il Corpo Forestale dello Stato con il 2° inventario
            forestale, ove si quantificano i serbatoi forestali di carbonio.
               L’Italia si è impegnata a ridurre entro il 2012 le emissioni di gas ad
            effetto serra in misura del 6,5% rispetto ai livelli del 1990, con nuovi rim-
            boschimenti per 60.000 ettari su aree soggette al dissesto idrogeologico e
            nuove piantagioni da legno, per 40.000 ettari, con un assorbimento com-
            plessivo di 2 milioni di tonnellate di biossido di carbonio l’anno.
               Secondo uno studio fatto dall’Associazione Galileo 2001, sulla base
            di dati elaborati nel 2007 dall’International Council for Capital For-
            mation di Bruxelles, l’Italia ha speso nel periodo 2007-2010 5,3 Miliar-
            di di euro per cercare di adeguarsi ai parametri del Protocollo di

                                                           SILVÆ - Supplemento al n. 12 - 9
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