Page 15 - untitled
P. 15

Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il Parco Nazionale della VAL GRANDE


                        orse non tutti sanno che esiste in Italia un parco nazionale veramen-
                        te unico nel suo genere e completamente diverso da tutte le altre aree
                  Fprotette. È il Parco Nazionale della Val Grande, che si estende nella
                  provincia di Verbania, all’estremo nord del Piemonte, nelle Alpi Lepontine,
                  a meno di un’ora di macchina da Milano; da un lato si specchia sul lago Mag-
                  giore, dall’altro si affaccia sulle alpi svizzere e sulla antica e gloriosa Val
                  d’Ossola. È stato istituito nel 1992, inglobando ed ampliando alcune aree
                  che, grazie all’impegno ed alla lungimiranza del Corpo Forestale dello Stato,
                  erano già protette in base ad un decreto, fin dal 1971: la Riserva naturale
                  integrale Val Grande e la Riserva naturale orientata Monte Mottac.
                     La principale peculiarità del Parco Nazionale della Val Grande è che
                  rappresenta l’area wilderness più vasta di tutto l’arco alpino europeo:
                  15.000 ettari di natura selvaggia, abbandonata a se stessa e alla sua libe-
                  ra e spontanea evoluzione.
                     All’interno della Val Grande non ci sono centri abitati, tranne il pic-
                  colo e suggestivo paese di Cicogna con i suoi 21 residenti, e, ai margini del
                  parco, alcuni borghi antichi. Non ci sono strade, i sentieri sono disagevo-
                  li, impervi e faticosi, non vi sono ristoranti, né aree attrezzate, i rifugi
                  sono molto spartani, non vi è elettricità e neppure alcuna ricezione di
                  segnale per i telefonini.
                     Perché un parco al contrario? Perché in Val Grande molti dei para-
                  metri solitamente usati per valutare gli ambienti protetti sono completa-
                  mente ribaltati.
                     Infatti di solito per valorizzare un’area si usa dire: “Qui la natura è a
                  misura d’uomo”; nel Parco della Val Grande è vero il contrario: “Qui
                  l’uomo è a misura della natura”.
                     Nelle aree protette si vanno a cercare i lembi di natura sfuggiti alle
                  devastazioni prodotte dal genere umano; in Val Grande si ricercano inve-
                  ce le opere antropiche sopravvissute all’azione della natura.
                     La Val Grande è infatti ricca di testimonianze della antica presenza
                  degli uomini e delle loro attività: fino agli anni ’60 nelle montagne della
                  zona risuonavano i campanacci del bestiame portato all’alpeggio: in tutto
                  il parco sono stati censiti ben 178 fra malghe (usate d’estate) e corti
                  (impiegati in primavera ed in autunno), la maggior parte dei quali oggi è
                  costituita da ruderi abbandonati.
                     La solerzia e l’ingegno dei pastori, degli alpigiani e dei contadini hanno
                  sottratto per secoli ai boschi di castagno e di faggio lembi di terreno scosce-
                  so, realizzando arditi terrazzamenti con muri a secco, per coltivare quei
                  pochi prodotti agricoli necessari ad una vita comunque grama e faticosa.
                     Per molti decenni, a cavallo fra l’800 ed il ‘900, i sentieri più nascosti
                  e pericolosi della Val Grande sono serviti per il transito degli “spalloni”, i


                  14 - SILVÆ - Supplemento al n. 12
   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20