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Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il Parco Nazionale della VAL GRANDE
Un’altra ricchezza della natura abilmente sfruttata dall’ingegno e dalla abi-
lità degli antichi abitanti della Val Grande è la pietra ollare, o laugera, una
roccia metamorfica tenera e facilmente lavorabile, con la quale si creavano
recipienti per cuocere i cibi o per contenere burro fuso e carne salata.
Ma dalla metà del secolo scorso si è avuto un repentino abbandono di
tutte queste attività, la Val Grande si è spopolata e la natura ha iniziato
a riprendersi gli spazi che le erano stati tolti.
Oggi il bosco ritorna a crescere nei vecchi pascoli e sui terrazzamenti,
le piante si insinuano e si sviluppano tra i ruderi delle malghe abbando-
nate, le foglie e la terra ricoprono le mulattiere lastricate, scompaiono i
tratturi di capre e di vacche, sui sentieri dimenticati rimangono le cap-
pelle votive, i passaggi scavati per le mandrie nelle rocce a picco sui tor-
renti, i vecchi sbarramenti idroelettrici, le fornaci per la cottura della
calce, i massi di laugera scolpiti, le lapidi, il silenzio.
Rispetto agli altri parchi delle Alpi, la Val Grande non ha panorami
mozzafiato, ghiacciai, vette elevate (arriva fino a 2.300 metri di quota),
animali o piante rare, emergenze geologiche. Malgrado ciò, la Val Gran-
de ha un fascino unico e inimitabile. Potrà sembrare un paradosso, ma la
vera bellezza di questa area protetta è l’assoluta mancanza di tutto ciò
che troviamo in qualsiasi altro ambiente italiano. La Val Grande è il
parco del silenzio, dell’essenzialità, della spiritualità, dell’innocenza: qui
si respira veramente un clima diverso, qui l’uomo ritrova se stesso e i suoi
sentimenti più puri. Si può camminare per ore o per giorni senza incon-
trare alcuna persona, sentendo solo il suono del vento e dell’acqua puris-
sima dei ruscelli. In Val Grande il silenzio è un valore assoluto, profondo
(e non solo perché non funzionano i cellulari!), che fa affiorare la vera
essenza e l’anima di ogni essere.
Il cartello di benvenuto di questo parco non è: “Qui la natura è pro-
tetta”, bensì: “Qui l’uomo è protetto” dai suoi istinti peggiori!
Gli escursionisti che si avventurano in Val Grande e i forestali che
quotidianamente vi svolgono servizio, devono confrontarsi con una natu-
ra aspra, selvaggia, primitiva, ma non ostile.
Negli atteggiamenti e negli occhi di tutti i turisti che entrano nel parco
in modo consapevole traspare la sensazione di addentrarsi in una dimen-
sione naturale e spirituale primigenia e ormai da tempo smarrita: è la
dimensione a cui il famoso giornalista e scrittore di montagna Teresio Val-
sesia ha dato un nome: “La Val Grande è l’ultimo paradiso”.
E quando, circondati dalla melodia del silenzio della Val Grande, si
alza lo sguardo per seguire il volo dell’aquila reale o i salti di un branco
di camosci, o quando d’improvviso, fra i tronchi di un castagneto appa-
re il tetto crollato di una baita, si può riuscire ad afferrare il senso
16 - SILVÆ - Supplemento al n. 12