Page 16 - untitled
P. 16
Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il Parco Nazionale della VAL GRANDE
contrabbandieri locali, che continuamente facevano la spola con la confi-
nante Svizzera per trasportare zucchero, caffè, sigarette e riso nelle “bri-
colle” (antesignani zaini), ingaggiando pericolose e a volte mortali sfide di
astuzia e di abilità alpinistica con la Guardia di Finanza di frontiera.
I boschi e i sentieri della Val Grande sono stati anche il teatro di vicen-
de tragiche ed eroiche legate alla presenza delle formazioni di partigiani,
agli scontri e ai rastrellamenti effettuati nel corso del 2° conflitto mon-
diale: in molti alpeggi vi sono lapidi che ricordano il sacrificio e i morti
della guerra in montagna (nell’alto Verbano le vittime dei rastrellamenti
furono oltre 200).
Per tutta la prima metà del secolo scorso i boschi di castagno e di fag-
gio della Val Grande sono stati intensamente utilizzati per la produzione
di legna e di paleria: ancora oggi, attraverso la fitta vegetazione foresta-
le, si riescono a scorgere i segni del passato impiego di teleferiche per l’e-
sbosco del legname, fili a sbalzo, decauville, piazzole di scambio, vecchi
tralicci, ruderi dello spaccio e della mensa dei boscaioli.
E qui veniva impiegato anche un altro metodo affascinante e pericolo-
so di esbosco della legna: la fluitazione. Si costruivano dighe temporanee
di tronchi e altro materiale lungo i corsi d’acqua e si accatastava tutta la
legna tagliata, a monte di questi rudimentali invasi; quando il bacino era
pieno d’acqua e di tronchi, si rompeva la diga (con estremo rischio per
l’esecutore di tale operazione manuale) e l’enorme massa d’acqua libera-
ta trasportava a valle tutto il legname, con un effetto assai spettacolare,
ma anche dannoso per tutto l’ambiente fluviale sottostante.
Si ricorreva alla fluitazione anche per il trasporto di grossi blocchi di
marmo fino a Milano: infatti sul confine esterno del parco, nel versante
ossolano dei Corni di Nibbio, è attiva ancora oggi la cava di marmo di Can-
doglia, sfruttata esclusivamente per produrre il marmo necessario a sosti-
tuire le statue, le guglie, i fregi del Duomo di Milano, danneggiati dall’in-
quinamento. In passato il marmo veniva trasportato dalla cava di Cando-
glia fino a grossi barconi con il fondo piatto sul fiume Toce, e da qui, navi-
gando sul lago Maggiore, poi sul fiume Ticino ed infine sul Naviglio Gran-
de, il prezioso ed esclusivo marmo giungeva alla Veneranda Fabbrica del
Duomo di Milano. Il modo di dire “viaggiare a ufo”, cioè gratis, nasce dal-
l’esenzione del pagamento dei dazi per la fluitazione dei marmi del Duomo,
in quanto trattavasi di un viaggio di materiale “AUF”, Ad usum Fabricae.
La ricchezza d’acqua della Val Grande ha anche consentito di creare cen-
trali idroelettriche alla fine del diciannovesimo secolo: pochi sanno che Ver-
bania vanta il primato di essere il primo Comune d’Italia ad avere avuto, nella
primavera del 1892, l’illuminazione pubblica elettrica, mediante trasporto a
distanza di corrente alternata, precedendo di pochi mesi la città di Roma.
SILVÆ - Supplemento al n. 12 - 15