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Maltrattamenti animali e violenza
destare preoccupazione. La considerazione risulta di enorme portata,
perché dà atto che i bambini crudeli contro gli animali stanno in realtà
comportandosi in modo contrario a quella che è una comune disposizio-
ne amicale nei loro confronti, e lo fanno in risposta a un malessere, a un
disagio e a una sofferenza che animano un vissuto di ribellione.
Questa connessione, solo recentemente divenuta oggetto di studi
approfonditi, soprattutto nel mondo anglosassone, se finalmente fosse
recepita nelle sue implicazioni più profonde, aprirebbe importanti spazi
di intervento finora del tutto trascurati: davanti ad un bambino crudele
contro gli animali, anziché scrollare le spalle come di fronte all’inelutta-
bile, si potrebbero cogliere un segnale di malessere, un’implicita richiesta
di aiuto, un messaggio da decodificare, e conseguentemente si potrebbero
attivare risorse utili per intervenire e tutelarlo.
Per quanto si tratti di casi estremi, non si può tra l’altro ignorare che
nelle biografie di “serial killers” è estremamente comune la presenza di
episodi di crudeltà, spesso estrema, nei confronti di animali agita nell’in-
fanzia, crudeltà che è considerata addirittura uno degli elementi costitu-
tivi della cosiddetta triade omicida.
La violenza contro gli animali ha anche un altro percorso di formazio-
ne, quello che ha luogo grazie ai modelli proposti dagli adulti, che inse-
gnano le mille facce del paradigma dominante secondo cui è possibile, ma
spesso addirittura doveroso, essere crudeli contro gli altri animali, al
riparo da qualsiasi senso di colpa, che possa indurre a riflessione e quin-
di a cambiamento.
Sono tante e diversificate le forme in cui tale violenza si manifesta:
in paesi, che fortunatamente non sono il nostro, eclatante è al proposi-
to la tauromachia, spettacolo tra i più cruenti e vergognosi, tutto basa-
to sulla ferocia, la prepotenza, l’arroganza del più forte sul toro inde-
bolito, torturato e dissanguato. Dal momento che la filosofia brutale che
supporta lo spettacolo non è fonte di vergogna, ma anzi di vanto, anche
i ragazzini, condotti a godersi lo spettacolo, assimilano la lezione e fini-
scono per sviluppare al proposito una straordinaria insensibilità e non
raramente la brama di anche precoce imitazione, come dimostra l’esi-
stenza di tanti piccoli toreri in erba, che, tanto per fare tirocinio, si
allenano con vitellini, sotto lo sguardo soddisfatto e orgoglioso di padri
e madri.
In Italia le forme più estreme di violenza, come quelle a cui si è fatto
ora riferimento, non hanno diritto di cittadinanza, perché un salutare
percorso storico e culturale è andato nella direzione di una maggiore civi-
lizzazione e ha condotto per esempio alla messa al bando, negli anni ’90,
di manifestazioni inaccettabili quali il tiro al piccione.
SILVÆ - Anno V n. 11 - 67