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Quando Nietzsche abbracciò un cavallo


                     Ma la questione è più complessa. Perché siamo dinanzi a un preciso
                  meccanismo sociologico che regola, ma non solo, i dibattiti, soprattutto
                  quelli pubblici. Quale? Quello dell’istituzionalizzazione delle decisioni
                  umane, attraverso la quale un fatto individuale - come una decisione - si
                  trasforma in fatto istituzionale, nel senso che impone comportamenti col-
                  lettivi standardizzati: la decisione individuale si “cosalizza”; diventa una
                  cosa sociale. E ciò a prescindere dalla bontà o meno della “causa” e della
                  motivazione culturale dei singoli attori. Di qui la “forza del sociale” o
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                  delle “rappresentazioni sociali” . E il rischio del ricorso alla violenza.
                  Ma ci spieghiamo meglio.
                     La prima conseguenza, sul piano comunicativo, è che una questione
                  privata - ad esempio l’amore per criceti, topolini e coniglietti frammisto
                  alla volontà di prolungarne la vita - appena posta all’attenzione colletti-
                  va, diventa una questione pubblica. Viene inglobata dai mezzi di comuni-
                  cazione sociale e trattata secondo specifici stereotipi dialettici e mediati-
                  ci, legati a logiche oppositive di gruppo.
                     Ecco allora che i “diritti degli animali” assumono forza propria, “si
                  cosalizzano” fino a diventare il simbolo, negativo o positivo, di una
                  società buona o cattiva, a seconda dello schieramento ideologico.

                  La teoria dell’etichettamento

                     La seconda conseguenza, sul piano sociologico, è quella della radica-
                  lizzazione delle posizioni. I fronti opposti - mediatici e sociali - iniziano
                                                                          14
                  subito a comportarsi secondo la teoria dell’etichettamento ; ovvero si
                  comportano in base a schemi acquisiti e conformi ai valori, che di essi
                  hanno i rispettivi avversari. Semplificando: un “reazionario” e un “pro-
                  gressista” rispetto ai diritti degli animali, accentueranno il proprio com-
                  portamento, perché così impongono i ruoli sociali imposti da una situa-
                  zione di conflitto: ogni parte in campo è come costretta a dare il peggio di
                  sé... A comportarsi come impone, il modello immaginativo, del gruppo
                  avversario.
                     Può apparire paradossale ma esiste il conformismo, socialmente impo-
                  sto, delle diversità in conflitto. Da ciò discende quella lotta senza quar-
                  tiere delle opinioni.
                     La terza conseguenza, sul piano politico, è quella del “ chi ha più forza
                  non può non usarla”. Di qui i provvedimenti e le conseguenti divisioni -

                  13 Tema sociologico classico. È perciò d’obbligo il rinvio a  É. Durkheim, Le regole  del metodo sociologico (ed.
                    or. 1895), Edizioni di Comunità, Milano 1963, pp. 25-33 (Capitolo I: “Che cos’è un fatto sociale”)
                  14 Si veda in argomento H. Becker, Outsiders. Studies in the Sociology of Deviance (ed. or. 1963), Free Press, New
                    York 1997. Noi qui “espandiamo” il modello di Becker, riconducendolo, forse per alcuni criminologi impro-
                    priamente, nell’alveo della sociologia dei conflitti sociali.

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