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Quando Nietzsche abbracciò un cavallo


                  to” ma neppure poteva fruire di una legge che lo difendesse dal maltrat-
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                  tamento di un carrettiere .
                     Oggi un fatto del genere non potrebbe accadere. La sensibilità sociale
                  nei riguardi degli animali è cresciuta. E un Nietzsche redivivo, non ver-
                  rebbe allontanato con la forza da due guardie municipali. E quel carret-
                  tiere, di sicuro punito.
                     Ciò che però desideriamo sottolineare è - semplificando - lo statuto di
                  persona morale, oggi riconosciuto agli animali. Condizione che per alcu-
                  ni implica il diritto dell’animale a non soffrire, cui corrisponde il dovere
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                  dell’ uomo a non ingiuriarlo in alcun modo . Mentre per altri comporta
                  addirittura l’attribuzione di un valore intrinseco a ogni essere vivente;
                  valore da cui sorgerebbero diritti fondamentali, naturali e inalienabili di
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                  specie .
                     Che dire? È bene? È male? Non ci pronunceremo. Desideriamo solo
                  sviluppare una ricognizione intorno a due punti, a prima vista lontani
                  dalla questione “diritti degli animali”, ma in realtà importanti per capi-
                  re, se il lettore avrà la pazienza di seguirci fino in fondo, quali implica-
                  zioni sociologiche vi siano dietro: 1) il nodo di un individualismo protet-
                  to dallo stato, esteso anche agli animali; 2) il problema del sempre possi-
                  bile passaggio dalla violenza simbolica, latente in ogni dibattito pubblico
                  - a parole rifiutata da tutti: animalisti e non animalisti - alla violenza
                  aperta e reale.

                  Le intuizioni di Tocqueville

                     La moderna e trionfale espansione dei diritti dell’uomo, in chiave
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                  soprattutto di diritti individuali , è il prodotto della più massiccia avan-
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                  zata dei poteri pubblici, mai registrata nella storia . Probabilmente fu
                  Tocqueville il primo a scorgere la pericolosità della miscela diritti indivi-
                  duali-democrazia di massa- benevolo dispotismo statuale. Il grande pen-
                  satore francese intuì il rischio rappresentato da una folla di piccoli uomi-
                  ni famelici, muniti di minuziosi diritti, sui quali si sarebbe naturalmente

                  1  L’episodio, risalente alla fine del dicembre 1888, è riferito - in modo rudemente analitico - da A. Verrecchia, La
                    tragedia di Nietzsche a Torino (ed. or. 1978), Bompiani,  Milano 1997, pp.342-348.
                  2  P. Singer, Liberazione animale (ed. or. 1976),  L.A.V. , Roma 1987 .
                  3  T. Regan, I diritti animali (ed. or. 1984), Garzanti, Milano 1990.
                  4  Sulla relazione diritti dell’uomo/diritti individuali si veda  il sulfureo saggio di A. de Benoist, Oltre i diritti del-
                    l’uomo (ed. or. 2004),  Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2004, pp. 13-27 (Cap. I: “I diritti dell’uomo attengono
                    alla sfera del diritto?”).
                  5  Perché si tratta di un’ espansione statuale avvenuta  “nonostante” la  moderna formalizzazione costituzionale
                    della libertà individuale; sconosciuta, ad esempio, agli antichi. E quindi siamo davanti a un’espansione ina-
                    spettata e senza precedenti. Un fatto che rinvia all’esistenza di “regolarità sociologiche” che precedono e  gover-
                    nano la vita sociale e politica di tutti i tempi, democratici e non. Su questi aspetti si veda A. Rüstow, Freedom
                    e Domination. A Historical critique of Civilization (ed. or. 1950-1957), Princeton University Press, Princeton
                    (N.J), 1980, edizione ridotta.

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