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Il business degli animali
do regole malsane, di controllare e gestire ogni suo singolo mutamento. È
noto che quasi tutti i business malavitosi hanno un forte “impatto ambien-
tale”, manifestando un evidente spregio per la natura, gli uomini, gli animali
e il loro ambiente. Del resto controllare un territorio, trasformarlo secondo
le proprie pretese, significa esercitare al meglio il dominio su persone, ani-
mali e cose che vi appartengono: vuol dire soggiogarli, sottometterli, oppri-
merli nella propria “casa” (“ôikos”, ovvero casa, abitazione, è la parola
greca usata per coniare il lemma “ecologia”). Basta ciò per capire l’infame
portata antiecologista dei sodalizi mafiosi. La “psiche mafiosa” impone un
controllo “totalitario” su tutto: cose, animali, uomini e il loro ambiente e ne
stravolge i ritmi, le regole naturali, i diritti più elementari.
I grandi sodalizi criminali, per essere combattuti, vanno conosciuti in
tutti i loro aspetti, anche in quelli ritenuti marginali. L’accettazione pas-
siva e scontata di condotte illecite, ritenute minori, è la genesi di ben altre
illegalità. Bisogna calarsi nella mentalità, nel costume e nella cultura
mafiosa, per saperla “riconoscere” anche in ambiti diversi, per poterla
poi contrastare, nella convinzione che le grandi vittorie passano anche
attraverso le piccole conquiste.
In Italia si è andata diffondendo negli ultimi anni, sino quasi a radi-
carsi nella coscienza collettiva, l’idea che uno dei problemi più gravi della
nostra società sia la diffusione dell’illegalità ben oltre gli standard fisiolo-
gici che il corpo sociale è in grado di sopportare. E’ ormai un dato acqui-
sito che nella questione criminale, intesa nella sua accezione più ampia,
rientrano pienamente condotte delinquenziali che hanno gli animali come
strumento per giungere a introiti e proventi illeciti. Tuttavia, per molto
tempo ad onor del vero si tratta di un periodo non ancora definitivamen-
te concluso, parlare di questione zoocriminale nel nostro Paese significa-
va suscitare sguardi incuriositi se non addirittura d’ilarità. Tali problemi
hanno richiamato e richiamano facilmente l’attenzione dei media e del-
l’opinione pubblica ma solo negli ultimi anni si ha un vero interesse da
parte delle Forze di contrasto e, in misura ridotta, dei politici.
Sono ormai anni che la parola “zoomafia” fa parte del lessico animali-
sta e, in parte, giuridico. La sua diffusione è sempre più ampia e spazia in
ambiti più disparati: dalla filosofia del diritto alla politica, dal giornalismo
alla psicologia alla criminologia. Recentemente l’edizione del 2008 del
vocabolario italiano della Zanichelli, lo Zingarelli, ha inserito tra i neolo-
gismi la parola zoomafia: “settore della mafia che gestisce attività illegali
legate al traffico o allo sfruttamento degli animali”. “Il Grande Italiano”
di Aldo Gabrielli, dà questa definizione di zoomafia: “Organizzazione cri-
minale che trae profitto dal controllo di attività illegali che hanno al cen-
tro gli animali, quali corse clandestine, traffico di specie esotiche e sim.”
106 - SILVÆ - Anno V n. 11