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Lo scioglimento dei ghiacci polari



            te che se le emissioni continueranno a salire, la Terra potrebbe riscal-
            darsi ulteriormente, con gravi conseguenze. I paesi poveri sarebbero i
            più colpiti mentre lo scioglimento dei ghiacciai aumenterà il rischio di
            alluvioni e ridurrà le risorse d’acqua; finendo con il minacciare fino a
            1/6 della popolazione mondiale. Non servono, dice Stern, misure uni-
            laterali, ma serve un sforzo mondiale: se la Gran Bretagna chiudesse
            tutte le sue centrali elettriche domani, ad esempio, la riduzione di emis-
            sioni dannose verrebbe vanificata entro soli 13 mesi dalla crescita
            inquinante della Cina, che insieme all’India rappresenta la sfida decisi-
            va per la riduzione delle emissioni nel futuro immediato.
               È quindi innegabile che gli interessi economici rimangono purtrop-
            po la priorità assoluta. Del resto, se così non fosse, invece di correre ai
            ripari e preoccuparsi della sorte che potrebbe toccare alle popolazioni
            indigene dell’Artico o alla fauna locale, approfittando delle mutate con-
            dizioni climatiche, i tecnici specializzati delle multinazionali non sareb-
            bero corsi ad esplorare la regione solitamente coperta dal ghiaccio alla
            ricerca di gas e petrolio. Poi l’apertura del famoso passaggio a Nord-
            Ovest, verificatasi l’estate scorsa per diverse settimane attraverso un
            labirinto di isole canadesi solitamente bloccate dal ghiaccio, pare pre-
            sagire la nascita di una nuova via internazionale di navigazione tra l’o-
            ceano Atlantico e il Pacifico, sfruttabile per i commerci.
               Ma non possiamo continuare con questo atteggiamento. Non si
            possono ignorare gli effetti del global warming che stanno già interessan-
            do alcune zone come l’arcipelago delle Sundarbans, la più grande fore-
            sta di mangrovie al mondo, dove già 4 isole sono sprofondate nell’o-
            ceano costringendo 6mila famiglie ad abbandonare i loro villaggi, e
            Tuvalu, un arcipelago indipendente della Polinesia destinato a scompa-
            rire dal planisfero entro i prossimi 30/50 anni a causa dell’innalzamen-
            to dei livelli dei mari.
               È necessario che le singole nazioni della Terra non si limitino a pro-
            nunciare tante belle parole ai meeting internazionali sull’ambiente, ma
            che passino alle vie di fatto, applicando misure restrittive volte al taglio
            delle emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento del pianeta e
            fissando degli obiettivi che devono essere raggiunti a tutti i costi.
               La strada non è facile e si registrano già i primi fallimenti: la Gran   Anno
            Bretagna, ad esempio, non riuscirà a ridurre le proprie emissioni di
            CO entro il 2010 come si era prefissata. Il Giappone sembra non esse-       IV
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            re in grado di diminuire del 6 per cento i gas serra nel periodo com-       -
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