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Critica al radicalismo ecologico


               Si affermi, piuttosto, chiaramente e senza ipocrisia, che l’uomo è la
            misura di tutte le cose (quanto meno nel dominio sociale).
               Il problema allora è un altro e consiste, operando attraverso la politica,
            nell’elaborazione di una cultura applicabile al sociale che definisca, anche
            dal punto di vista giuridico, i valori ed il bene comune sotto il profilo
            ambientale. Uno Stato autorevole che, attraverso la lente della cultura (e
            della storia), elabori direttive al di là della demagogia ecologista.
               A questo punto, in considerazione delle problematiche connesse all’in-
            terpretazione deep dell’ecologia, possono evidenziarsi alcuni aspetti facen-
            do riferimento ad uno dei pensatori più importanti e originali dell’ecolo-
            gismo radicale, Arne Naess e il suo lavoro principale (Ecosofia - Ecologia,
            società e stili di vita. Red edizioni, Como 1994).
               Ebbene, al di là dell’irenismo, del pacifismo e dell’ilozoismo in chiave
            moderna che chiaramente permea profondamente il lavoro del filosofo e
            ambientalista norvegese, esiste e si delinea una Weltanschauung (visione del
            mondo) di tutto rispetto ed interesse. Va detto che la cultura deep di Naess
            appartiene ad un variegato arcipelago verde al quale molti hanno cercato
            di mettere ordine.
               Pur nelle inevitabili semplificazioni, sembra che gli schemi ed il meto-
            do delle “parole chiave” esprimano con grande efficacia la collocazione
            dell’ecologia deep nel contesto culturale e sociale, tenendo conto che si
            segue il filo della contrapposizione antropocentrismo-biocentrismo.
               Antropocentrismo ascrivibile all’“ecologia superficiale” (shallow) per la
            quale non viene messo in discussione il modello economico delle moder-
            ne democrazie capitalistiche e per la quale si ritiene addirittura che la tec-
            nica possa contribuire ad un intervento di minor impatto nei confronti
            dell’ambiente. Al contrario, il biocentrismo dell’“ecologia profonda” (deep)
            non ha fiducia nella tecno-scienza e ritiene che il modello di vita occiden-
            tale vada profondamente cambiato se si vuole veramente operare in dife-
            sa dell’ambiente.
               Semplificativamente, l’antropocentrismo forte dà alla natura un valore stru-
            mentale addirittura illimitato, con la fiducia che l’high tech possa fornire la
            soluzione a qualunque problema. La coscienza è assolutamente individua-
            listica e rivolta al profitto personale, mentre la scienza di riferimento è di  .1
            tipo riduzionistico e meccanicistico.                                          oI-n
               Dall’altra parte le parole d’ordine sono: l’identificazione transpersonale,  n
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