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Critica al radicalismo ecologico


            l’olismo, la terra vista come un organismo, i diritti degli animali e così via.
               Pertanto Naess e l’“ecologia profonda” vanno inseriti nella scuola di
            pensiero filosofico-ecologico a biocentrismo forte (identificazione transper-
            sonale, olismo, ecc.) lontani dal pensiero dell’“ecologia scientifica”, ad
            esempio, di Lovelock e Prigogine.
               È chiarissima dunque la critica dell’“ecologia profonda” al progresso.
            Questo è stato misurato nel mondo moderno quasi esclusivamente sotto
            l’aspetto economico: il consumo di energia e l’accumulazione dei beni
            materiali sono stati visti come riferimenti imprescindibili, mentre devono
            prendersi in considerazione, secondo il pensiero ecologico (sia  deep che
            shallow), altri parametri che indicano la cosiddetta “vita buona” o, più cor-
            rettamente, la “vita di qualità”. Great piuttosto che big, per rimanere nel lin-
            guaggio anglosassone. Una realtà, del resto, già affermata. Ad esempio,
            come noto, per stilare la classifica delle città con la migliore qualità della
            vita, il quotidiano economico Il Sole-24 Ore adotta parametri extra econo-
            mici. Una zona progredita dal punto di vista industriale che, per esempio,
            abbia nel suo bacino di riferimento la piena occupazione, se non ha spazi
            verdi e, al contrario, è sottoposta ad alti inquinamenti atmosferici e a feno-
            meni di delinquenza diffusi, non può certo definirsi evoluta solo perché ha
            risolto i problemi occupazionali. Illuminanti, sotto questa luce, sono i pro-
            getti dell’ex Ministero del Bilancio, i cosiddetti FIO (fondi investimenti ed
            occupazione) che avevano lo scopo di attivare, appunto, l’occupazione.
               Ebbene, tali progetti prevedevano una doppia analisi: quella economi-
            ca e quella finanziaria. Nell’analisi costi-benefici, finanziarie si considera-
            vano le cose dal punto di vista esclusivamente del privato, mentre per
            l’analisi economica veniva presa in considerazione l’utilità da parte della
            collettività organizzata, cioè lo Stato. Un esempio può aiutare a capire la
            differenza tra le due analisi. Si considerino i benefici di un investimento
            forestale, la redditività di un bosco. Dal punto di vista del privato, secon-
            do l’analisi finanziaria, i prodotti del bosco sono esclusivamente quelli che
            derivano dal taglio del bosco stesso e quindi dal guadagno per la vendita
            della legna. Dal punto di vista dello Stato, l’analisi economica prevede
            oltre che il guadagno per il legname anche i benefici extra mercantili che
            produce il bosco. Nella fattispecie, la produzione di ossigeno, la protezio-
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            ne del suolo, la tutela della biodiversità, la protezione della falda freatica,
            e così via. Benefici, si badi bene, la cui quantificazione numerica è molto
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