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Critica al radicalismo ecologico


            difficile, ma non per questo non reale.
               Ebbene un tale ragionamento, tra l’altro del tutto scientifico perché si
            concretizza con dei valori numerici (il valore attuale netto economico e il
            valore attuale netto finanziario), rientra nell’alveo sopra accennato di “vita
            di qualità”, di great contro big, in considerazione dell’esigenza di critica ad
            un progresso, finora, meramente quantitativo ed economicistico.
               Critica d’altronde ben nota ed attuale, nei confronti del globalismo e
            dell’unimondismo, cioè quella  reductio ad unum psicologica e comporta-
            mentale dell’economia e del mercato, che per affermare questi valori rite-
            nuti assoluti tende a cancellare differenze e culture, individualità ed appar-
            tenenze e ancora, per rimanere in argomento, contesti ambientali e natu-
            rali di grande valore ecologico.
               D’altronde, è bene mettere in evidenza, per troncare qualsiasi equivo-
            co, che l’emergenza ambientale non dipende esclusivamente, come comu-
            nemente l’opinione pubblica crede, dai disastri per errori umani o inciden-
            ti (dall’incidente dello sversamento della petroliera in mare al disastro
            nucleare ecc.). È l’ordinarietà della vita moderna, soprattutto nelle culture
            a modello occidentale, che prevede un grande consumo energetico, un
            notevole degrado delle risorse ambientali e naturali.
               Afferma il filosofo tedesco Hans Jones: «La vera minaccia che la tec-
            nologia fondata sulle scienze naturali porta in sé non consiste tanto nei
            suoi strumenti di distruzione, quanto nell’uso pacifico che ne fa continua-
            mente».
               È la vita ordinaria e pacifica dell’uomo moderno che consuma l’ambiente. Da ciò
            deriva che un serio movimento politico non può non prendere in consi-
            derazione quelle che devono essere le risposte del governo sul consumo
            dell’energia e sulla tutela dell’ambiente. Un governo, così come si occupa
            di economia e ordine pubblico, alla stessa stregua deve occuparsi dell’am-
            biente che non è una prerogativa dei partiti verdi, ma appartiene a tutta la
            collettività organizzata.
               È indubbia l’attualità del problema ambientale che, forse più di altri
            domini della conoscenza e dell’azione umana, è ben lontano dall’aver tro-
            vato risposte organiche ed univoche.
               L’espressione “ecologia profonda” è stata introdotta da Naess che, nel      .1
            1973, definisce il movimento ecologista profondo, quello che «rifiuta l’im-    oI-n
            magine di un’umanità inserita in un ambiente da cui è distinta, a favore       n
                                                                                           n
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