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L’arte di fare il carbone nel Monte di Portofino


            delle carbonaie sono rintracciabili nei luoghi freschi, ombreggiati e scarsa-
            mente rocciosi, attraversando i boschi e percorrendo i sentieri.
               L’individuazione sul terreno è consentita dalla conservazione di spiaz-
            zi pianeggianti, di forma regolare per lo più semicircolare, evidentemente
            ricavati con scavi e riporti di terra, spesso sostenuti a valle da muri in pie-
            tra, che interrompono la naturale pendenza del terreno e l’uniformità della
            copertura boschiva.
               Seppure tutt’intorno ci sia il bosco, dato l’assorbimento del terreno dei
            distillati liquidi che si formano durante la cottura, nelle piazze non cresco-
            no grossi alberi, ma solo erbe ed arbusti. Il suolo è molto scuro o nera-
            stro, perché mescolato alla polvere di carbone, rinvenibile anche in minu-
            ti frammenti.
               Sono superfici modeste, per cui le carbonaie di Portofino erano piutto-
            sto piccole, per i limiti imposti dalla morfologia, dalla necessità di suoli
            sufficientemente profondi, dalla composizione, dalla densità e dall’età
            della copertura allora esistente.
               L’allestimento e la cura erano condotti secondo le modalità in uso in
            tutto il resto d’Italia.
               Anche la viabilità del tempo, assimilabile a quella attuale, condizionava
            la scelta dei siti, in modo da ridurre le difficoltà di trasporto. Le località
            raggiungibili dai muli erano poche e spesso occorreva effettuare il traspor-
            to a spalla, per stretti ed impervi sentieri. Si capisce quindi perché le car-
            bonaie fossero prossime, ove possibile, alle percorrenze principali.
               Sono distribuite prevalentemente sulla zona sommitale, circostante il
            Monte di Portofino e il crinale principale, ma scendono anche all’interno
            dei fossi della Cala dell’Oro, di San Fruttuoso e dell’Acqua Morta, dove
            sono più piccole e vicine, per l’angustia e la pendenza dei canaloni.
               Tutte sono ricavate nei luoghi più freschi del Monte, talvolta in vicinan-
            za di acque sorgive o di ruscelli temporanei, comunque in presenza di col-
            tri di suolo, che consentissero la predisposizione del fondo e la copertura
            delle carbonaie. Le terre agricole e le pendici aride e dirupate erano natu-
            ralmente scartate, così come il frazionamento della proprietà e i rimbo-
            schimenti condotti dalla Milizia Forestale impedivano lo sfruttamento
            razionale ed ottimale dei boschi per ricavarne carbone.                        .1
               Da quanto noto, il carbone di legna è stato ricavato nei boschi del pro-    oI-n
            montorio di Portofino dal 1925 al 1960, per iniziativa degli Iozzelli, che     n
                                                                                           n
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