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Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano: tra il verde e l’azzurro


            (Eryngium maritimum L.), della santolina (Otanthus maritimus (L.) Hoffmann
            S. e Link), e di tutte quelle specie che pionerizzano un ambiente certo non
            facile.
               Le dune in quanto tali sono fastidiose, meglio spianarle, ed è quello che
            sostanzialmente è stato fatto, utilizzando sistemi dunali come parcheggi o
            come campeggi o per altre necessità.
               I rimboschimenti sulle isole dell’Arcipelago non sempre sono stati con-
            cepiti per ragioni selvicolturali. In molti casi sono stati realizzati per ragio-
            ni sociali, per occupare manodopera.
               Questi impianti però, si sa, una volta realizzati hanno una inderogabile
            necessità di interventi selvicolturali (diradamenti, spalcature, ecc.) che oggi
            vengono intesi come manutenzione del bosco.
               E questa è drammaticamente mancata, le pinete elbane sono un esem-
            pio di abbandono, di degrado, di inciviltà.
               Così molti rimboschimenti con conifere, pini mediterranei in partico-
            lare, si presentano in condizioni o di degrado o tali da costituire una mic-
            cia pronta ad essere innescata.
               Gli incendi sulle isole dell’Arcipelago hanno svolto un ruolo nefasto in
            particolare sul territorio elbano, al Giglio, Giannutri e persino a Pianosa
            nonostante o forse a causa della presenza della Colonia penale agricola.
               È noto che l’incendio soprattutto quando si ripeta a intervalli di tempo
            ravvicinato provochi la scomparsa delle specie vegetali più esigenti a van-
            taggio di quelle più rustiche. Dalla foresta si passa così alla macchia e da
            questa alla gariga. Si perde fertilità e insieme, inevitabilmente, biodiversità.
               In tutte le isole dell’Arcipelago lo sfruttamento agricolo è fortemente
            regredito. Ciò ha portato ad una rinaturalizzazione del territorio molto
            interessante da un punto di vista scientifico. In taluni ambienti si è visto,
            ad esempio (Landi, 2000) che il leccio (Quercus ilex L.) si insedia diretta-
            mente sui terrazzamenti oggi abbandonati che fino a pochi decenni orso-
            no ospitavano vigneti o che erano soggetti a coltivazioni erbacee.
               È questo un dato sicuramente interessante; tuttavia vi sono fondati
            motivi di preoccupazione sulle varie isole per l’assetto idrogeologico,
            eccezion fatta per Pianosa il cui territorio, come detto, è completamente
            pianeggiante.
       A
       n
       n
               Molte pendici sono state modellate con infinita pazienza e fatiche dif-
            ficilmente descrivibili, dagli agricoltori del passato, mediante la costruzio-
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