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Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano: tra il verde e l’azzurro
Pianosa restano i segni, se si vuole le ferite, ad un territorio nonostante
tutto meritevole di grande attenzione.
Le ferite sono quelle delle vecchie carcasse di auto, dei fusti rugginosi
che contenevano oli bruciati, delle batterie esauste e tuttavia venefiche,
dell’eternit delle tettoie, di un degrado che mette, più che tristezza, ango-
scia. Quale futuro per Pianosa? Si è scritto molto negli ultimi tempi in pro-
posito. Si sono ipotizzate le soluzioni più fantasiose, persino l’allevamen-
to di bufali o illusorie utilizzazioni agricole.
Pianosa è una straordinaria isola laboratorio, sede distaccata ideale per
molte Università italiane che non sono in grado di offrire un minimo di
ospitalità per studenti o studiosi in genere.
Le isole dell’Arcipelago sono a rischio per quanto riguarda un malein-
teso sfruttamento dei loro territori per un turismo soprattutto di tipo bal-
neare.
Il concetto vale per l’Elba in particolare, la più grande fra le isole
dell’Arcipelago Toscano, ma se si vuole anche la più sofferente perché i
mesi di luglio e agosto sono i mesi delle spiagge affollate, dell’immondi-
zia dilagante come il malcostume fatto di rumore, di confusione, di musi-
che ad altissimo volume, di traffico, di difficile smaltimento, come i depu-
ratori sottodimensionati o i campeggi rigurgitanti o i camper che sostano
ovunque, svuotando dove capita e spesso riducendo il bordo strada a vere
e proprie cloache a cielo aperto.
Lo smaltimento dei rifiuti di ogni genere sta assumendo sull’isola
d’Elba toni di vero problema.
Così come il tentativo in atto di varie località di forzare la normativa in
atto relativamente alle costruzioni edilizie.
Sono numerosi i sequestri di grandi cantieri che in qualche caso hanno
cambiato molto l’espressione di alcune località.
Le isole con i loro delicati equilibri sono sistemi molto fragili, corrono
rischi diversi e amplificati rispetto agli ambienti di terraferma.
Si prendano ad esempio i sistemi dunali dell’Elba e anche delle altre
isole. Le spiagge, in una concezione esclusivamente turistica, sono ogget-
to di una cura particolare a base di rastrello o ordine nella disposizione di
suppellettili utili alla balneazione (sdraie, ombrelloni, pedane, cabine, stuo- .1
ie, ecc.), che è l’esatto contrario di un habitat per la sopravvivenza del pan- oI-n
crazio marittimo (Pancratium maritimum L.), della rughetta di mare n
n
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