Page 52 - Supplemento Rassegna 2017-3
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CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: LA LOTTA DELL’ARMA ALLA MAFIA
Questo la autorizza perfino, come sappiamo da una sentenza di
Cassazione, ossia dal livello formalmente più elevato della nostra amministra-
zione della giustizia, a prendere letteralmente a pesci in faccia l’uomo politico
più potente d’Italia quando si presenta al cospetto dei boss per chiedere conto
dell’assalto alle istituzioni.
La mafia è cioè a quel punto un’organizzazione che guarda quasi dall’alto
la politica e che è in grado di portare i suoi soldi al nord, tanto che dal ’78-’79
incomincia a immettere i propri capitali sulla piazza di Milano, proprio mentre
il capitalismo familiare del nord è messo in crisi dalla vicenda complessiva degli
anni Settanta, e in particolare dalla crisi petrolifera di inizio decennio. Chiude
l’Innocenti, ma arrivano i mafiosi con i loro soldi; e questo cambia il rapporto
della mafia con l’Italia. Ma in quel periodo sale anche il livello della corruzione.
Sotto questo profilo non possiamo dimenticare (è stato anche qui citato) il caso
Calvi, visto che esso è certamente collegato all’ascesa di Cosa nostra, e alla scel-
ta di quest’ultima di portare i propri soldi al Banco Ambrosiano.
Calvi paga in effetti la convinzione di potersi giocare i signori “con la
seconda elementare” che vengono da Palermo; mentre sono loro che gli met-
tono le pietre in tasca sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra. Ma è l’intera vicen-
da a indicare il livello di corruzione cresciuto dentro il capitalismo finanziario,
in un’Italia che ha un capitalismo industriale molto più debole. Sindona e Calvi
non sono due episodi, sono due facce importanti di un sistema che sta cam-
biando. Calvi, ed è un ricordo personale, era ad esempio il Vicepresidente
dell’Università dove insegnavo allora, la Bocconi, non era un personaggio ester-
no al sistema del potere economico legittimo. C’è poi la grande storia simbolica
della ricostruzione del post-terremoto in Irpinia, dove la camorra si fa impresa.
E in cui non è però solo la camorra a generare illegalità. Credo che tutti i pre-
senti ricordino la vicenda del rapimento dell’Assessore Regionale alla ricostru-
zione Ciro Cirillo, per la cui liberazione dalle Brigate Rosse la Democrazia
Cristiana, che non ha trattato per Moro, decide di trattare. Lo decide perché c’è
un livello di corruzione così profondo in quella ricostruzione e che invischia tal-
mente a fondo il sistema politico che quest’ultimo, sotto il ricatto delle possibili
“confessioni” dell’ostaggio, si rassegna a chiedere a Raffaele Cutolo, capo della
Nuova Camorra Organizzata, di trattare per conto dello Stato con le Brigate
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