Page 47 - Supplemento Rassegna 2017-3
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INTERVENTO DEL PRES. GIOACCHINO NATOLI
È questo lo sfondo, dunque, in cui bisogna collocare e leggere il significa-
to delle “storiche” frasi del Generale dalla Chiesa, pronunciate nell’aprile-mag-
gio 1982 davanti al Presidente Spadolini o allo stesso On. Andreotti.
Ad ulteriormente chiarire il “contesto”, appare doveroso ricordare che il
Generale dalla Chiesa attribuì grande importanza - durante la pur breve stagio-
ne prefettizia - ai cosiddetti messaggi simbolici ed al “prestigio pubblico”,
dimostrando di avere ben compreso uno dei codici comunicativi più cari al
mondo di Cosa nostra, allorché aveva rivendicato il prestigio dello Stato.
Ed in quest’ottica, va ricordata un’intervista a Saverio Lodato (v. l’Unità
del 3 agosto 1982) in cui egli:
• segnalò l’importanza del recentissimo rapporto del 13 luglio 1982
c/Michele Greco + 162 - che avrebbe costituito la base dello storico maxi-pro-
cesso -, che riprendeva quella ricognizione delle famiglie e dei mandamenti di
Cosa nostra, già oggetto di un suo originario “affresco” nella lontana audizione
alla Commissione antimafia del 4 novembre 1970;
• sottolineò, per la prima volta, l’importanza del contributo offerto nel
1973 dal proto-pentito Leonardo Vitale (a partire dal 31 marzo 1973), e ciò
nonostante quel processo fosse finito (in sostanza) con la sola condanna al
manicomio giudiziario del Vitale (che sarebbe stato ucciso, poi, il 7 dicembre
1984);
• aggiunse che non si poteva escludere che quel genere di collaborazione
(mai valorizzato, anzi vilipeso) potesse germogliare ancora in Sicilia. Ciò dovet-
te avere un signigicato provocatorio per Cosa nostra, se si pensa che al rapporto
su Greco + 162 aveva collaborato di nascosto con Ninni Cassarà - come avrem-
mo scoperto nel 1985 - addirittura Totuccio Contorno, avvolto tra le fonti ano-
nime - la famosa “prima luce” -: dunque, l’inedito richiamo ai pentiti fu una
sorta di “dichiarazione di guerra” alla mafia, da parte del Generale dalla Chiesa;
• ancora, parlando degli omicidi di Mattarella, Costa e la Torre, il Prefetto
disse che quegli uomini coraggiosi avevano voluto imprimere una svolta alla
vita pubblica siciliana, scontrandosi con «interessi consolidati o in fieri […] con
veri e propri gruppi di potere locali, sui quali stiamo già intervenendo». E sog-
giunse: «E c’è, poi, una criminalità più complessa, un connubio di interessi, che
punta in alto». Insomma, la vera e propria enunciazione (da parte del Generale)
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