Page 46 - Supplemento Rassegna 2017-3
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CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: LA LOTTA DELL’ARMA ALLA MAFIA



               4. I precedenti contro il terrorismo


                    Tale nuovo sistema fu messo in atto, ed esaltato al massimo dei risultati
               possibili, nella lotta al terrorismo ed anche nell’incarico “speciale” (10 maggio
               1977) di responsabile del coordinamento dei servizi di sicurezza delle carceri,
               che lo portarono a selezionare soltanto cinque istituti penitenziari (Trani, Cuneo,
               Asinara, Favignana e Fossombrone), come idonei a custodire i circa 700 detenuti
               ritenuti più pericolosi. Le cosiddette evasioni facili svanirono d’improvviso.
                    Nell’agosto 1978 ricevette l’incarico di coordinare la lotta al terrorismo su
               tutto il territorio nazionale, ed anche in questo caso il suo metodo lo porta a
               circondarsi di soli 150 uomini fidati e specialisti, presi trasversalmente tra le
               Forze dell’Ordine.


               5. Il nuovo fenomeno del pentitismo


                    Questa stagione produce, come noto, risultati eccezionali e dà inizio alla
               importante stagione del pentitismo (Patrizio Peci e Marco Barbone tra gli altri),
               che porterà nel tempo alla fine del terrorismo.
                    In questa temperie, dunque, Carlo Alberto dalla Chiesa viene inviato a
               Palermo, come Prefetto, qualche giorno dopo l’uccisione di Pio La Torre.


               6. La nomina a Prefetto di Palermo


                    Ma cosa c’era in corso, in quegli anni, in Sicilia?
                                             a
                    Il tempo del terrore, la 2 guerra di mafia ovvero la presa del potere da
               parte di Riina & C. ai danni di Bontate, Badalamenti ed Inzerillo, in una lunga
               e silente stagione di tradimenti e di cosiddette “tragedie” in quasi tutte le fami-
               glie e i mandamenti mafiosi.
                    Al di là degli interessi mafiosi, però, i corleonesi si volevano impadronire
               - dopo l’uccisione di Bontate e Inzerillo nell’aprile-maggio 1981 - del loro patri-
               monio più i loro referenti politici: ovvero dei cugini Salvo, dell’On. Salvo Lima
               e degli altri esponenti della corrente andreottiana in Sicilia orientale, per non
               dire (forse) dallo stesso capo-corrente.

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