Page 43 - Supplemento Rassegna 2017-3
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INTERVENTO DEL PRES. GIOACCHINO NATOLI
ponte dei “Blackfriars” a Londra, in quanto implicato nella intricata vicenda
Sindona (in cui Andreotti si era speso ed esposto molto) e nell’affidamento rice-
vuto di grossi capitali sporchi di Cosa nostra al Banco Ambrosiano, attraverso
Calò ed il di lui socio romano della banda della Magliana, Domenico Balducci;
• l’assassinio (11 agosto 1982) dell’illustre docente di Medicina legale,
Prof. Paolo Giaccone, nei vialetti dello stesso Policlinico di Palermo, perché
aveva rifiutato di alterare una perizia che coinvolgeva, nella strage di Bagheria
del Natale 1981, Pino Marchese e la potente famiglia di Corso dei Mille-
Brancaccio;
• i numerosi ed eclatanti omicidi dell’inizio agosto 1982 (10 in appena 5
giorni) avvenuti nel cosidetto “triangolo della morte” (Altavilla-Bagheria-
Casteldaccia l’innovazione nelle prospettive di analisi del fenomeno mafioso),
durante quella che venne volutamente rivendicata - in una, invero insolita, tele-
fonata anonima fatta al centralinista del Giornale di Sicilia - come “operazione
Carlo Alberto”, con la “sfida aperta” di due cadaveri, lasciati nel bagagliaio di
un’auto ad appena 10 metri da una caserma dei Carabinieri;
• dopo che il Generale dalla Chiesa (come annotato in un suo diario), in
un incontro se non burrascoso, certamente non facile con l’On. Andreotti del-
l’aprile 1982 (poco prima di andare a Palermo, come Prefetto, il 2 maggio 1982),
gli aveva detto che «non avrebbe avuto riguardo per quella parte di elettorato
cui attingevano i suoi grandi elettori»;
• e, ancora, dopo che egli aveva scritto al premier Spadolini di reputare la cor-
rente andreottiana della Sicilia come «la famiglia politica più inquinata del luogo».
Pertanto, a ben riflettere, la sorpresa degli italiani non avrebbe dovuto
essere eccessiva, se soltanto si fosse voluto avere consapevolezza di ciò che
stava accadendo in quel periodo a Palermo, dove vi erano stati oltre 400 omicidi
in appena tre anni - senza contare le centinaia di lupare bianche -, a fronte dei
soli 450 morti censiti nella lunga stagione del terrorismo “rosso e nero”.
Tra l’altro, a rinverdire la memoria giova ricordare che appena due mesi
dopo l’eccidio di via Carini - tra il 28 novembre e il 3 dicembre 1982 - vi sareb-
bero stati almeno altri 50 morti (per limitarsi a quelli processualmente accertati)
nella cruenta carneficina, consumata tra San Giuseppe Jato e Palermo, che i cor-
leonesi riservarono a Rosario Riccobono ed agli altri uomini d’onore “perdenti”.
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