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CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: LA LOTTA DELL’ARMA ALLA MAFIA



               ta consente - il contesto storico (anche remoto), idoneo a far meglio risaltare la
               parte  oscura  (l’“obscaena”  direbbe  Roberto  Scarpinato)  di  quel  mondo  dei
               cosiddetti mandanti esterni, che in molti dei “delitti eccellenti” sopra menzio-
               nati è sempre stato presente.


               1. Gli antecedenti prossimi alla strage


                    Certo, l’Italia rimase attonita quando il Generale dalla Chiesa venne ucci-
               so. Ma, a ben riflettere, l’eccidio di via Isidoro Carini giungeva, però, dopo i
               seguenti inequivoci avvenimenti, che avrebbero già dovuto suggerire qualche
               riflessione:
                    •  l’uccisione, invero spettacolare, di Pio La Torre (e di Rosario Di Salvo),
               avvenuta appena 100 giorni prima, reo (soprattutto) di avere presentato un dise-
               gno di legge, nel marzo 1981, con cui si colpiscono i patrimoni mafiosi (la
               “roba” di verghiana memoria); si vuol sancire che la mera appartenenza alla
               mafia è di per sé un grave delitto; si vuole vietare esplicitamente il sub-appalto
               nelle opere pubbliche (in un tempo in cui le stesse cooperative rosse si affaccia-
               vano al mondo degli appalti siciliani): tutte cose oggi scontate, ma che allora
               erano non solo rivoluzionarie, ma provocatorie agli occhi dei più, se è vero
               (come è vero) che il Sindaco di Palermo, avv. Nello Martellucci, poteva permet-
               tersi di rispondere ad un giornalista, che gli chiedeva della mafia: «ma cos’è, una
               marca di formaggini?»;
                    •  l’avv. Nello Martellucci, tra l’altro, fu tra i pochi uomini della DC ad
               esporsi contro la diffidenze verso certi politici del neo-Prefetto dalla Chiesa,
               unitamente all’On. Rosario Nicoletti e al Presidente della Regione On. Mario
               d’Acquisto, mentre l’onnipotente On. Salvo Lima rimase prudentemente dietro
               le quinte;
                    •  la  cosiddetta  strage  della  Circonvallazione  del  16  giugno  1982  (Alfio
               Ferlito e i Carabinieri Franzolin, Raiti e di Barca, più l’autista ci vile di Lavore,
               facenti parte del gruppo che lo stava trasferendo dal carcere di Enna a Trapani),
               a dimostrazione dell’importanza che avevano le vicende catanesi nella vita di
               Cosa nostra;
                    •  il (finto) suicidio del banchiere Roberto Calvi (18 giugno 1982), sotto il

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