Page 41 - Supplemento Rassegna 2017-3
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Intervento del Pres. Gioacchino Natoli
             Capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi
             del Ministero della Giustizia


                  Da oltre un trentennio il Generale dalla Chiesa è stato ricordato e comme-
             morato da tutte le angolazioni della sua attività e della sua vita, non solo di mili-
             tare ma di uomo delle Istituzioni.
                  Inchieste e processi, poi, hanno fatto solo parzialmente luce sul suo assas-
             sinio  -  nonché  su  quello  di  Emanuela,  sua  giovane  moglie,  e  dell’agente
             Domenico Russo, che anche oggi vogliamo accomunare nel memore ricordo.
                  Assassinio, il suo, che - al pari degli altri “delitti eccellenti” voluti da Cosa
             nostra  tra  il  9  marzo  1979  ed  il  29  luglio  1983  -  da  Reina  a  Giuliano,  da
             Terranova a Piersanti Mattarella, da Gaetano Costa a Pio La Torre ed a Rocco
             Chinnici - ha avuto certamente moventi “inter ni” ma, altrettanto certamente,
             moventi e mandanti “esterni” oltre ai responsabili mafiosi condannati nei pro-
             cessi finora svolti sia come componenti della Commissione sia come esecutori
             materiali.
                  Se mai si arriveranno a conoscere i veri motivi della sua nomina a Prefetto,
             allora apparirà più chiaramente (forse) la vera causa della sua morte, che è stata
             quasi certamente il frutto della solita commistione fra il tornaconto di chi sta
             Palermo e quello di chi sta a Roma.
                  Buscetta avrebbe dichiarato, nel processo Andreotti, che una “misteriosa
             entità”, riconducibile al Senatore, fece domandare ai brigatisti rossi in carcere
             se erano disposti ad “addossarsi” la responsabilità dell’omicidio del Generale
             dalla Chiesa, che sarebbe stato compiuto da mafiosi, ricevendo la risposta che i
             brigatisti non avrebbero mai rivendicato cose “fatte da terzi”.
                  Intendo dire che il “contesto” (in senso sciasciano) ha in questi casi age-
             volato e talvolta accelerato, in molteplici forme, l’autonoma decisione (conver-
             gente però nell’interesse) di Cosa nostra di liberarsi di avversari istituzionali,
             scomodi per diverse ragioni.
                  Oggi, dunque, un Seminario come quello in corso di svolgimento può
             avere un senso nuovo soltanto se si riuscirà a mettere “a fuoco” - con quella
             maggiore chiarezza e libertà di espressione che solo il decorso del tempo talvol-

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