Page 37 - Supplemento Rassegna 2017-3
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INTERVENTO DEL DOTT. FRANCESCO LA LICATA
serie di complicazioni che ha portato anche a processi clamorosi, dove si attri-
buiscono alla mafia pesanti responsabilità e a non meglio identificati ambienti
istituzionali l’altra parte di colpe.
Io credo che forse giudiziariamente questo sia veramente difficile da poter
dimostrare, ma dal punto di vista storico e dal punto di vista politico credo che
noi abbiamo il dovere di cercare di capire quanto più possibile. E lo stesso
Generale dalla Chiesa aveva coscienza di quanto complessi fossero la genesi e
lo sviluppo del fenomeno mafia, che non era liquidabile soltanto col perseguire
una banda di assassini, ma che era molto, molto più complicato. In proposito,
ho trovato un brano che vorrei citare, che fa parte di una lettera che dalla Chiesa
inviò al Ministero degli Interni negli anni Ottanta, cioè in piena discussione
sulla natura della mafia e sui dubbi sulla sua stessa esistenza (la mafia esiste?
Non esiste? Ma che cosa è? È una organizzazione criminale? È un modo di
vivere? È un modo di sentire?). È durato parecchio, è durato parecchi anni que-
sto balletto del negazionismo nei confronti della mafia. Ma lui aveva, secondo
me, le idee chiare e leggendo questo brano si può capire. Lui scrive: «Non si
potrà responsabilmente affermare che con la scoperta di taluni delitti eclatanti
o con l’arresto di taluni responsabili si stia combattendo la mafia, ciò potrà ser-
vire ad ossigenare l’emotività di una pubblica opinione meno accorta, e potrà
anche costituire motivo di soddisfazione per le forze che già operano con enco-
miabile entusiasmo, ma si sarà ben lontani dal redigere almeno una diagnosi, su
quanto oggi il fenomeno è esteso, su quali piaghe abbia innestato i suoi insedia-
menti, su quale aree vada sviluppando interessi, come vi sia mimetizzato e come
in superficie si manifesti».
È una fotografia nitida di quello che poi noi abbiamo imparato a ritrovare
persino nelle carte della Commissione parlamentare antimafia. Basta sfogliare
gli atti della prima Commissione (anni Settanta), quella istituita dopo la strage
di Ciaculli: il Generale lascia un promemoria di 100 pagine, circa 100 cartelle, in
cui c’è senza chiaroscuri la storia politica di questa città, c’è Lima, c’è Vassallo,
c’è Gioia, c’è Ciancimino, ci sono i costruttori, c’è il quadro complessivo dell’-
humus che ha consentito all’organizzazione mafiosa di diventare quel mostro
che oggi abbiamo imparato a conoscere. Quindi, già dai tempi di Liggio, dalla
Chiesa aveva chiaro di che entità fosse il proprio nemico da battere.
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