Page 32 - Supplemento Rassegna 2017-3
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CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: LA LOTTA DELL’ARMA ALLA MAFIA
Potete contare solo su quelli del Nord, dove tutti votano comunista, accet-
tatevi questi» .
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Così risulta da testimonianze interne, a loro volta riscontrate da sentenze.
Non so però se veramente Bontate si sia rivolto ad Andreotti in questo modo
o se soltanto si sia vantato coi suoi gregari di aver così mostrato i denti ai poli-
tici. Di certo già la sua mafia, prima ancora della vittoria corleonese, si sentiva
tanto potente da poter minacciare i potenti.
Generale più Prefetto. La somma dei poteri reali attribuiti a dalla Chiesa non
fu proporzionale a quella dei titoli - anzi, possiamo dire che la logica emergenziale
che portò alla sua nomina ne determinò l’isolamento rispetto a una macchina
repressiva che funzionava, quando funzionava, secondo criteri ordinari. dalla
Chiesa stessa indicò la strada - fare qualche sostanziale passo avanti sulla strada
del “coordinamento” dei poteri investigativi - chiedendo e ottenendo dall’opinio-
ne pubblica solidarietà che, dopo la sua morte, si trasformò in sospetto che fosse
stato mandato volutamente allo sbaraglio, come un capro espiatorio.
Sarà bene inserire qui un punto di vista discorde, quello dello scrittore
Leonardo Sciascia. Sciascia, allora schierato insieme ai radicali, aveva guardato
con sospetto ai metodi dell’antiterrorismo di dalla Chiesa, subito riservando un
medesimo sospetto sul suo modo di fare antimafia. Scrisse: «Già in Sicilia poli-
zia e magistratura han no poteri sufficientemente acostituzionali, se non antico-
stituzionali, come quello del ripristinato confino di polizia. Che cosa si vuole
oltre: il coprifuoco, la deportazione, la decimazione? Io sono convinto che di
poteri il Generale dalla Chiesa ne abbia avuti già troppi nella lotta contro il ter-
rorismo: e ne è discesa quella legge sui pentiti che nessuno, spero, verrà a dirmi
abbia a che fare con l’idea di giustizia e con lo spirito e la lettera della
Costituzione» .
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Sciascia era un grande intellettuale e le sue posizioni di allora, come tutte
quelle ispirate a un sincero garantismo, meritano rispetto. Non si mostrava però
consapevole delle necessità di un’ora molto grave per la Repubblica. La sinergia
materiale e simbolica tra il fenomeno terrorista e quello mafioso richiedeva una
(7) - La vera storia d’Italia, pag. 737.
(8) - “L’Espresso”, 20 febbraio 1983, in Sciascia, A futura memoria, cit., pagg. 55-61, e in partico-
lare 59.
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