Page 31 - Supplemento Rassegna 2017-3
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INTERVENTO DEL PROF. SALVATORE LUPO
sono stati individuati - nonostante l’impegno degli inquirenti - moventi chiari.
La mia ipotesi è che in questi casi Cosa nostra abbia voluto lanciare messaggi
intimidatori di carattere simbolico e politico generale, colpendo personaggi che
si erano qualificati come suoi avversari sì sul piano fattuale, ma soprattutto su
quello politico generale e simbolico. Mattarella era il presidente della Regione,
democristiano di sinistra, determinato a emancipare il proprio partito da una
storia infinita di connivenze; La Torre era il dirigente comunista siciliano riman-
dato a Palermo da Roma per riprendere in mano un partito dimostratosi su
scala regionale troppo pigro nella battaglia antimafia. Abbiamo già accennato al
ruolo, sia reale che simbolico, svolto da dalla Chiesa nella lotta alla mafia come
in quella al terrorismo.
Il mio punto è che la strategia corleonese è indicativa di un contagio: nes-
sun mafioso infatti avrebbe mai pensato di sparare al Presidente della Regione
o al Prefetto di Palermo, se in altri luoghi d’Italia e negli anni immediatamente
precedenti non si fosse sparato a chiunque, se prima non fosse stato ucciso
Moro. La svolta interna a Cosa nostra, quella che appare una metamorfosi iden-
titaria, non può essere spiegata solo con logiche interne; bisogna riferirsi anche
al contesto generale della storia italiana del tempo. Il superkiller della camorra
Pasquale Galasso criticò il suo avversario Cutolo perché «aveva sposato la men-
talità mafiosa, cioè di andare contro lo Stato» .
(6)
La mafia siciliana, da sempre governativa e ostentatamente conservatrice,
veniva insomma giudicata dai suoi interlocutori dell’underground alla stregua di
un’organizzazione rivoluzionaria - per il metodo, certo, non per l’ideologia o le
finalità. La Torre una volta scrisse un articolo molto bello dicendo proprio que-
sto, che mafia e terrorismo si stavano scambiando i metodi, come due soggetti
alimentati dalla crisi italiana che si influenzavano l’un l’altro, ibridandosi.
Nel suo presunto incontro con Andreotti collocabile nel 1979-80, Bontate
avrebbe esclamato: «In Sicilia comandiamo noi, e se non volete cancellare com-
pletamente la DC dovete fare come vi diciamo noi. Altrimenti vi leviamo non
solo i voti della Sicilia, ma anche quelli di Reggio Calabria e di tutta l’Italia meri-
dionale.
(6) - Audizione di Galasso da parte della Commissione parlamentare antimafia, 13 luglio 1993, ora
in Camorra politica pentiti, a cura di O. Barrese, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994, pag. 207.
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