Page 27 - Supplemento Rassegna 2017-3
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Intervento del Prof. Salvatore Lupo
             Ordinario di Storia contemporanea dell’Università di Palermo


                  Inchieste e processi hanno fatto solo parzialmente luce sull’assassinio di
             Carlo  Alberto  dalla  Chiesa,  Generale  dei  Carabinieri  e  Prefetto  della
             Repubblica, e sugli altri “delitti eccellenti” perpetrati da Cosa nostra. Non mi
             propongo certo di chiarire qui, nel corso di questo seminario di studi, quanto
             resta di misterioso su moventi ed eventuali mandanti di questi delitti. Il mio
             intento è più modesto e nel contempo più generale: voglio soltanto partire da
             quel delitto, e dalla luminosa figura di chi ne fu vittima, per abbozzare un con-
             testo storico.
                  Tanti italiani, forse la maggioranza, hanno dimenticato. Altri, la minoranza
             schierata  attivamente  su  una  prospettiva  antimafia,  non  amano  misurare  il
             tempo trascorso, come attestandosi nella dimensione di un eterno presente. Le
             giovani  generazioni,  quelli  che  non  hanno  vissuto  quel  drammatico  passato,
             mostrano di non capirci un gran che. Rischiamo tutti di restare invischiati nei
             paradossi della memoria. A distanza di trenta-quarant’anni, stenta a prendere
             forma una riconsiderazione che consenta di “depurare” la memoria stessa, di
             comprenderla in un più vasto punto di vista.
                  Per meglio indicare di cosa parliamo, bisognerà ricordare innanzitutto che
             tra gli anni Settanta e i primi anni Novanta, l’Italia visse e subì un’escalation ter-
             roristica e mafiosa senza precedenti, se non forse nei periodi delle guerre mon-
             diali e dei dopoguerra. Fu una crisi e anche una malattia contagiosa, alla fine
             della quale, nella statistica dei delitti di sangue, l’incidenza percentuale della vio-
             lenza mafiosa si palesò ben più pesante di quella della violenza politica.
                  Si pensi che nel solo anno di picco del 1991 si ebbero 700 morti per cause
             di mafia : numero ben superiore, per quel solo anno, a quello del totale dei
                     (1)
             morti per cause politiche in tutto il periodo 1969-85 (490). E teniamo conto che
             i dati ufficiali sulla violenza mafiosa potrebbero essere sottodimensionati, come
             abbiamo già rilevato accennando alle stime sul numero dei morti nella cosiddet-
             ta seconda guerra di mafia.

             (1) - Ministero  dell’Interno,  Rapporto  sulla  criminalità  in  Italia.  Analisi,  prevenzione,  contrasto,  (2006),
                 disponibile in rete, pag. 16 e grafico i.2.

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