Page 195 - Rassegna 3-2016
P. 195

DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

spettacolarizzazione dell’orrore finalizzata alla mera attrazione ed all’audience.
      Se il terrorismo è comunicazione, e di comunicazione si alimenta, è pro-

prio attraverso il circuito della comunicazione che i media occidentali devono
impedire a se stessi di divenire i più efficaci ed efficienti strumenti della propa-
ganda di Dā‘ish; sottraendosi per esempio alle cornici riduttive e manipolatorie
dell’emergenza; delimitando il campo dell’incertezza, superando soprattutto
quella pigrizia cognitiva e culturale alimentata dagli stessi media che, attraverso
la costante banalizzazione del reale e la svogliata riproposizione di immagini e
narrative propinate dall’avversario, ha ridotto le nostre capacità di governare il
cambiamento, interpretando il futuro(241).

      Da Charlie Hebdo all’11 settembre parigino, infelicemente percepibile
anche in alcuni paesi europei è stata la tentazione di ragionare in termini elet-
torali, illudendosi così di tenere a bada l’impazienza dell’opinione pubblica,
puntando a creare organismi di natura eccezionale e straordinaria per gestire le
emergenze, fomentando la paura di nuovi attentati, demonizzando indiscrimi-
natamente i presunti avversari, ricercando il risultato immediato, tra punizione
dei colpevoli e vendetta; una strategia sostanzialmente miope che, se attuata in
modo diffuso, potrebbe fare il gioco del terrorismo stesso, contribuendo ad
accrescerne ulteriormente la visibilità e ad irrigidere drammaticamente le rispet-
tive posizioni nella prospettiva devastante di un conflitto di religioni. Soltanto
attraverso la costante formazione dell’opinione pubblica, si può pensare, in
caso di emergenza, di superarne le vulnerabilità, vaccinandola contro il panico:
un processo complesso perchè i naturali formatori sembrerebbero dover essere
proprio i media.

      più che in passato, allora, come nell’organizzazione della difesa civile
sarebbe insensato rinunciare oggi ad un approccio multidisciplinare e ad un
programma di esercitazione periodica, parimenti non si può prescindere dalle
prospettive di analisi che le scienze sociali individuano per mettere a fuoco le
nuove esigenze della comunicazione d’emergenza e fornire nuove e più adegua-
te risposte.

(241) - Cfr. Mario MoRCellInI e Andrea CeRASe, Crisi dei valori e crisi della sicurezza: un quadro
        oltre la retorica in “la Sapienza della sicurezza”, Maggioli editore, Santarcangelo di Romagna
        (Rn), 2014, pagg. 300-1.

                                                                                     193
   190   191   192   193   194   195   196   197   198   199   200