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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE
Al riguardo, emblematico appare il titolo del numero di aprile della rivista,
il cui focus è proprio sull’illegittimità della fratellanza musulmana; analogamente,
sulla lista dei 21, oltre a leaders salafiti, sufiti o politici, compare anche il nomi-
nativo di un jihadista traditore, Abū Basīr al-Tartūsī.
In un’ulteriore sezione, viene pubblicato uno special intitolato “The blood of
shame” (Il sangue della vergogna), curato asseritamente da John Cantlie che
commenta le politiche di negoziazione dei paesi occidentali con il Califfato
finalizzate al rilascio degli ostaggi.
Si tratta di un tentativo di contro-propaganda basato su un ribaltamento
piuttosto ingenuo della narrativa occidentale.
nel richiamare la storia dell’ostaggio francese nicholas henin - liberato a
seguito di una complessa trattativa condotta dalla diplomazia e dall’intelligenze
del paese di origine e peraltro custodito, durante la prigionia, dal medesimo
najim laachraoui, meglio noto con il nom de guerre Abou Idriss - Stati Uniti e
gran Bretagna vengono criticati perché sacrificano le vite dei propri cittadini,
pur di non trattare con Dā‘ish, mentre “altri li riportano a casa”.
Al riguardo, si sostiene che molti degli ostaggi decapitati avrebbero potuto
essere liberati se le relative famiglie avessero potuto gestire una adeguata tratta-
tiva, “(...) poiché la maggior parte dei Paesi ha scelto di negoziare, ufficialmente o sotto
banco” e “mantenere la linea dura che non accetta discussioni significa condannare i propri
cittadini prigionieri alla morte”.
l’enfasi, in particolare, è data al ruolo di mediazione assolto da businessmen
che scongiura possa avvenire un contatto diretto tra governo interessato e
sequestratori.
A tal proposito, viene simbolicamente stigmatizzato l’intervento statu-
nitense per aver interrotto la trattativa avviata da Diana foley per ottenere la
restituzione del figlio: “Grande! Catturato il giorno di Thanksgiving, ucciso per il
giorno di compleanno di mia mamma, disse calmo poco prima di essere portato via. Il
94% degli americani seppe della morte di Foley” si legge nell’articolo dell’anchorman
britannico e contestualmente si sostiene che l’odio verso i mujahideen sareb-
be poi divenuto odio per i governi inflessibili, ovvero quelli britannici e sta-
tunitensi, che hanno adottato politiche molto diverse da quelli francesi e spa-
gnoli.
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